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mercoledì 7 marzo 2012

LO SFRATTO


 
 Scrivono che quanto abbiamo fatto in materia di sfratto degli abusivi di Palazzo dal parcheggio, a loro riservato, è stata soltanto un po’  “demagogia” che, tradotto dal suo etimo, vuol significare: cercar ampio consenso con temi cari al popolo elettore. Lo smentiamo; lungi da chi scrive queste righe cercare consenso ad ogni costo, che se poi si pensa un poco, qui non si cerca manco quel consenso, anzi quel che si vorrebbe, sarebbe  proprio invertire il comune anche sentire che, a dire il vero e sino ad ora, spira in senso, non poco,  anche contrario. Per tornare invece, come anche poi sempre si dice, al merito da cui siamo partiti, non è che lo sfratto di quattro posti auto risolve alcun problema, siamo i primi a rider sopra questa cosa, ma due altri erano gli scopi: uno, l’affermare che tutti son proprio, in tutto, uguali, così che se il codice stradale non consente, capo o vice capo o delegato che tu sia, il posto gratis proprio non ce l’hai, due: che a provare i disagi più comuni della gente, forse è la volta che si danno anche una mossa e non ci prendono più in giro, loro si a far demagogia, ma  poi niente e sempre e solo niente. Questi erano dunque gli intenti veri di una cosa che letta in altro modo potrebbe non esser invece affatto condivisa, quasi sembrar una ripicca, qualcosa anche antipatica, irrispettosa di un rispetto che però va guadagnato e che non spetta per eredità di successione o per investitura da plebiscito popolare.
Qui si può chiudere senza, però, dimenticare tutte e le tante iniziative che pur portammo dentro il Consiglio per dare una mossa alla soluzione del problema dei parcheggi: tutte bocciate da quelli ora sfrattati dai posti loro, indebitamente, riservati.



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