Siam quindi arrivati a questo punto, quando è
ormai in corso quel cantiere che Canio mise in piedi per varar lo
stralcio: “ La Zanetta”. La cosa non è che passò poi tanto liscia, perché davanti
alle obiezioni che furono e come, opposte, Canio sparò a raffica querele per lesa
sua maestà; cinque infatti furono sul campo subito i colpiti, per carità
solo feriti, invece Canio l’unico che perse di paura fu il suo luogotenente, ma ne prese subito anche il posto e comandò ai
suoi di andare avanti. Gli illustri professori si misero allora a continuare
quel lavoro già avviato; stesero le carte, redissero le mappe, corressero gli
errori, altri ne fecero, disegnaron la strategia vincente per l’attacco, riuniron
riunioni su riunioni per far consultazioni, raccolsero pareri, scrissero
risposte e quando, dopo tanto fare e un po’ anche disfare, quando tutto sembrò ormai belle a
posto, Canio, pensiamo pur anco soddisfatto, tornò in aula. Vi ritornò portando “la
Zanetta” e accanto a lei sedevan quella sera i professori e i consulenti,
quelli che, in quegli ultimi mesi, avevan seguito, nel suo decorso l’illustre e
gran paziente. Ora la storia è cronaca di ieri, perché quando gli assistenti si
accinsero a mostrare a tutti “ La Zanetta” risanata, questa emise un gran respiro e tirò
il fiato. E’ morta, è morta, disse subito qualcuno, no respira, respira, è
ancora viva disse invece un altro e mentre
intorno al morto c’era un gran fermento, Canio, tra se pensava: “ ormai per
me è finita”. Comunque la sera si concluse portando fuori a braccia “ la Zanetta”
che caricata fu sulla lettiga che poi subito partì: direzione l’obitorio. Ora
immaginate voi come saran rimasti tutti i consulenti, tutti i professori, i funzionari
e i dirigenti, gli assistenti e i direttori; quella trentina insomma di soggetti
che ormai con "la Zanetta " ci avevan fatto un po’ di confidenza; avevan studiato ed applicato al
caso delicato le cure, certo le migliori, ed il paziente aveva anche reagito
molto bene: c’era uno sconto in euro di 1.142.155,00 sul primo prezzo di
degenza; poi c’era una corsia preferenziale riservata giusto al caso; mentre per quanto
poi all’esistenza di un male terminale,di quella malattia insomma anche letale,
nessuno se ne accorse o se se ne accorse, il protocollo e la deontologia seguita non prevedevan
di dirglielo al malato, bocche cucite dunque sino al giorno improvviso del decesso. Ora, da quel che già si sa, par che sia arrivato anche il referto dell'autopsia che, in tutta fretta, è stata praticata: morta di malattia incurabile e mortale, diagnosi tardiva e cure inadeguate, questo par stia scritto nel referto. Si apre allora, a cura dei supersititi, la questione dei danni provocati da cure inadeguate e già sembra che il rimborso per le cure e la degenza, quei 420.770,00 già versati, lo ricordate, il capitale insomma, più le spese e gli interessi, sia dovuto.
Questo blog vuole essere una voce un poco fuori dal coro, sia per i contenuti che per il modo di raccontarli, libera e non condizionata proprio da nessuno, se non dal suo stesso autore. Non cercate però soltanto cronache locali, non ne troverete molte, ma note e commenti, mai troppo seri, per lo più intorno al Palazzo, luogo in cui non abbiamo più nessun particolare accesso, ma cercando, ugualmente, di tenere il fiato sul collo all' inquilino di turno perchè eviti guai. Buona lettura.
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giovedì 31 gennaio 2013
mercoledì 30 gennaio 2013
IL CASO:"........" III PUNTATA
Facciamo un altro passo avanti:
chiusa, così sembra, di certo in riduzione, l’asta di quei cubi e già dati persi
per strada in euro 1.142.155,00, Canio non si da però mai pace. Quel suo
disegno gli frulla ancora dentro la testa, sotto 40.000 metri cubi a lui non par
che sia un maxi albergo e così parte per la sua super variante. Ne abbiam
parlato almeno 1000 volte, non ci
torniamo anche sta volta se non per quegli aspetti di stretta pertinenza con questa
vicenda. Ordunque, ormai siam arrivati già l’anno dopo, e dentro il suo
progetto di variante Canio ci infila, ancora, quei circa una decina di mila
cubi che prima, come abbiam visto, avea dovuto già levare. Il fatto è, sino a
sto punto, ancora diluito in mezzo a
tutti gli altri, e sono tanti, decine di miglia di metri cubi di variante.
Quanto a quella prescrizione, ricordate, quella che rendeva “la Zanetta” non
edificabile, nessuno ne fa cenno. Per vero un cenno lo fa Piervalle che, in
sede di Consiglio, quello che avviava la variante dice: “ attenti, perché noi
abbiam l’arma totale”. Ci ridono un po’ sopra e vanno avanti. Poi, ed arriviam giusto
a fine di dicembre dell’anno 2000 ed
anche undici, quel vincolo del 1924 glielo si allega, proprio in copia, con tanto
di indicazioni circa il fatto che i suoi confini son ben dentro “la Zanetta”.
Come sapete, visto quel pacco, Canio lo
mette in un armadio e lo accantona. Comunque ormai “la Zanetta” è per lui proprio una fissa, allor, come
sapete, Canio cambia il passo, accantona la variante e si inventa lo stralcio
di variante: appunto: “ La Zanetta” o meglio quella solo per Zanetta. Arriviam dunque ben dentro l’anno quello
scorso, e la “ Zanetta”, coi suoi dieci di mila cubi sulle spalle, un po’
fatica, ma un po’’anche cammina. Sono
coinvolti in tanti: ci sono gli urbanisti, quei professionisti incaricati, ci sono tanti
servizi regionali e para regionali, almeno in sei, ci son quelli statali,
almeno in due, ci son altri soggetti chiamati sempre dal Comune, ci son poi i
servizi interni del medesimo comune. Insomma, è che se facciamo un po’ il
totale delle persone ormai coinvolte, son quasi un a trentina ad occuparsi di
sto fatto ,eppur ancora tutto tace.
Ora poiché la cosa sta diventando
anche intrigante, il finale è, a domani, rimandato.
martedì 29 gennaio 2013
IL CASO: " ........." II PUNTATA
Andiamo avanti, passano otto
giorni, Canio e il suo governo accolgono la domanda di rinvio per il contratto.
Adesso non mettono neppure più una nuova data, ma dicono che occor aspettare e
poi vedere l’esito che farà quel nuovo
vincolo in corso di emissione, quindi il
tutto è rinviato. Passa un po’ ancora del tempo, si arriva verso fine anno, siamo
sempre e ancora nel 2000 e poi anche nove ed ecco che sempre Canio e il suo
governo, insieme, così essi decidono:
“ Visto che son stati messi i
vincoli su Villa Basile di San Rizzo e Villa
Marina
detta Mona;
Visto che sti vincoli ci rompono
le scatole e non ci lascian più fare quello che vorremmo sempre fare;
Visto che 13.000 cubi, manco a
schiacciarli, più ci stanno;
Tutto quanto prima già premesso,
tagliamo un po’ la gara, togliamo un po’ di cubi messi all’asta, ne lasciamo solo
3.500, ridefiniamo quindi il prezzo in euro 420.770,00, riduciamo quella variante
già approvata e così sia.
Fatto, letto e sottoscritto, Palazzo
di città, ore 19, minuti 15 del giorno 25 del mese di novembre dell’anno domini
2009, firmato Canio.
Quindi è finita, no non è finita,
ma qui si deve fare anche una pausa e precisare: i vincoli per villa Basile di
San Rizzo e Villa Marina detta Mona, sono una cosa e coprono la fascia di
terreno verso strada, l’altra questione è che la Regione il 4 agosto di pari
anno, aveva posto la prescrizione di non far costruzioni nel parco Borromeé, ma
sull’estensione di quel parco che aveva
nell’anno, ormai lontano, del 1924 e quindi ben dentro la proprietà che,
adesso, è della Siav dello Zanetta. Ora che Canio, a quella data del 25/11,
ancor non lo sapesse che ancor non lo leggesse o manco lo vedesse, questo può darsi, comunque lui, si, taglia la
gara, ma vende alla Siav dello Zanetta solo fumo, comunque la SIAV compra del fumo
che pagherà poi, soltanto, l’anno scorso. Andiamo avanti, ora se la gara ormai
è tagliata e le ragioni c’erano ed evidenti, non è che poi mi sveglio una
mattina e trovo una maniera per regalargli,
spese esenti, gli stessi 9.500 già tagliati. Però come vedete, la storia ormai
s’allunga e allora, fine puntata, il resto e il suo finale ancora un’altra volta.
lunedì 28 gennaio 2013
IL CASO:"......" PRIMA PUNTATA
C’è quindi una vicenda, c’è
quindi anche un problema, magari si chiama soltanto trasparenza, però c’è questo
caso, ci son poi tante domande che chiedono risposte, c’è poi qualcuno, anzi
uno soltanto, che è sempre questo Canio, a cui gli chiediamo di dar le sue risposte.
Forse fin qui non si è capito, forse si è scherzato, fors’ anche equivocato, ma
questo è un caso interessante, un caso sin qui poco indagato, un caso quindi
che, forse, nasconde una sorpresa, per ora, intanto, è solo tutto ancora,
soltanto, da capire. Ora noi qui ci facciamo un po’ tutta la storia, per quanto
ne sappiamo ben si intende, quel che invece ancor ci manca sta nelle risposte
alle domande che giriamo a quello che sta dentro il solito Palazzo. La storia inizia
tempo fa, quando c’era un signore a cui non va di pagar l’ici; allor fa come una
specie di contratto; dentro il Palazzo c’era un Commissario, ed era forse
peggio, che a quello a cui l’Ici non gli piace così dice: “bene, vien qui,
firma sta carta, scrivi che rinunci a quei 13 mila nuovi cubi e poi vai in
pace”. Così quello ha subito poi fatto, insomma è come se, per non pagare l’Ici,
noi si firmasse di star fuori di casa. Comunque passa il tempo, passa anche il
Commissario e arriva il nostro Canio. E’ un giovane inesperto, siam d’accordo,
ma mostra anche intenzioni positive e la città gli approva una cambiale anche
un po’ in bianco che lui, subito, s’ incassa. Passa un altro po’ di tempo, il
giovan, di studio praticante, si studia anche le carte, vede quel foglio
firmato: “Il Commissario”, gli viene allora subito una voglia che la città ci
possa far anche dei soldi. E’ quindi questo il tempo in cui gli nasce e poi sin
qui gli frulla nella testa l’idea di fare un maxi albergo. Sa che c’è già la
SIAV dello Zanetta che è sempre lì che
aspetta di aggiungere ai suoi già tanti di cubi un altro po’ di cubi, quindi le
dice: “ aspetta, vedrai che presto il maxi albergo arriva”. Poi, primo in tutta
quanta Italia, inventa la messa all’asta di qui 13 mila cubi, quelli firmati: “
il Commissario”, quelli dell’Ici ricordate, ne fa 5 di lotti, ma la SIAV dello
Zanetta non si da proprio mai pace ed
offre di acquistarli tutti quanti. Il prezzo è mica poco, si aggira, in euro, intorno
a questa bella cifra: 1.562.925,00. Considerato poi che l’oggetto del venduto
non stava manco in capo al venditore, l’operazione nulla sembrava invidiar ad
una di quelle più spregiudicate della finanza allegra, creativa e anche derivata.
Comunque si conclude, no, non si conclude, perché la SIAV dello Zanetta, nonostante che nel
frattempo (era il 31/12/2007, si proprio un fine anno) ligio era stato il
Consiglio di Palazzo a sistemar nel Piano le volumetrie vendute ed acquisite, chiede tempo. Le ragioni di questo chieder tempo
furono diverse: c’era un ricorso al TAR contro la vendita; c’è da pagar l’imposta
di registro al 2% e, come si sa, quanto a pagar e morir c’è sempre tempo; poi c’era
un fatto nuovo, cioè che era in arrivo un vincolo su parte di quell’area,
quello che ancora adesso riguarda le due ville. Allor dice la SIAV dello
Zanetta, se mettono sto vincolo, i volumi me li dai da un’altra parte. Intanto passa un altro po' di tempo e arriva
il 21 gennaio del 2000 e son già 9 ed ecco che, sempre questa SIAV, chiede un’altra
volta di differir la data e il pagamento. Ora poiché, come vedete, il tempo passa
e il racconto è lungo, il resto della storia ve lo narro, magari, un’altra
volta.
Fine della prima puntata: il
seguito prossimamente su questo blog.
domenica 27 gennaio 2013
L'IRA AMBIENTALISTA
Il caso talemoni sembra aver riacceso
i fari ambientalisti non solo su quest’ ultima vicenda scoppiata davanti all’albergo
di Hemingwai, ma più in generale sull’ intera politica urbanistica e paesaggistica
di sta “Perla”. In sintonia tra loro, Italia Nostra e Lega Ambiente, scrivono
missive avvelenate indirizzate al Palazzo di città e agli altri Palazzi da cui
sono uscite le firme che hanno consentito di avviare i lavori per la
costruzione di questo inutile monumento al lusso senza il gusto. Qua sotto riproduciamo
tutti e due quei documenti che, in queste ore, stanno viaggiando verso le loro
destinazioni, in attesa di conoscere, quindi, le reazioni che potranno provocare.
circolo
il brutto anatroccolo
COMUNE
DI STRESA
P.za
Matteotti 6
28049
STRESA
c.a.
Sig. Sindaco
Sigg.
Consiglieri
REGIONE
PIEMONTE
Direzione
per i beni culturali e paesaggistici
Via
Avogadro, 30
10121
TORINO
SOPRINTENDENZA
PER I BENI
ARCHITETTONICI E PAESAGGISTICI
PER LE PROVINCIE DI NO-AL-VB
C.so
Cavallotti, 27
28100
NOVARA
Il circolo di Legambiente “Il Brutto Anatroccolo”, portatore di
interessi diffusi, che da due anni si è costituito nel nostro territorio, vuole
intervenire sulla questione che sta sollevando vasto eco all’interno e
fuori la nostra cittadina, vale a dire il nuovo “imponente “ portale d’ingresso
dell’Hotel des Iles Borromées al posto della storica sobria cancellata.
Non vogliamo soffermarci sulle scelte estetiche che un privato cittadino
può desiderare di operare pensando di migliorare l’edificio di proprietà: come
ben sappiamo i gusti sono personali e ciò che piace a qualcuno può essere
orribile per altri.
Secondo noi il problema sta in coloro che queste proposte devono
valutarle, chi è in possesso di strumenti conoscitivi per inserire determinate
modifiche in un contesto naturale, architettonico, artistico e ambientale.
Come è possibile che la
Commissione paesaggio, il Comune di Stresa, la Soprintendenza per
i Ben Architettonici e Paesaggistici abbiano permesso che una parte STORICA del nostro lungolago
venisse così pesantemente trasformata, quando, troppo spesso, piccole e
insignificanti modifiche richieste per le nostre “normali” abitazioni vengono
cassate?
Il Piano Paesaggistico Regionale nel
documento “Schede degli ambiti di paesaggio” nella parte relativa all’ambito 12
– Fascia costiera Nord del lago Maggiore agli “Indirizzi normativi e
orientamenti strategici” a pag. 61 nel secondo comma recita:
“conservazione del patrimonio
delle ville storiche, anche novecentesche, con i relativi giardini e parchi,
evitando la frammentazione o separazione del rapporto villa-giardino e
promuovendo la fruizione pubblica dei luoghi; controllo delle trasformazioni d’uso turistico recettive dei complessi
ville-giardino, verificando la compatibilità in rapporto alla conservazione
degli elementi caratterizzanti dei luoghi”
Il lungolago di
Stresa è un bene pubblico e pertanto appartiene ai cittadini che devono
prendersene cura e tutelarlo da interventi invasivi e non pertinenti con lo
stile architettonico. Il risalto che questa vicenda sta avendo tra la
popolazione è un segno di quanto l’edificio storico dell’ Hotel des Iles Borromées
faccia parte della storia, della cultura, del patrimonio anche affettivo della
nostra città.
La preoccupazione
nostra e di buona parte della cittadinanza va anche alle prossime costruzioni previste
dallo stralcio alla variante strutturale al PRG già approvato dal Consiglio Comunale.
Cosa dobbiamo aspettarci?
Colate di cemento
che modificheranno pesantemente lo sky line?
I palazzi storici
lasciati deperire saranno sostituiti da cubi di cemento?
E infine, come già
più volte richiesto dalla nostra associazione al Sindaco, perché non portare a
conoscenza la cittadinanza di così importanti cambiamenti nell’urbanistica
della nostra città?
Dove sono i
progetti?
Qual è l’idea che
l’Amministrazione Comunale ha del futuro di Stresa?
I cittadini hanno
il diritto di essere informati e non
vogliono essere trattati alla stregua di elettori passivi senza diritto di
cittadinanza e di partecipazione democratica.
Questa è una
visione miope di gestire la Pubblica Amministrazione , che non tiene conto
delle capacità e della voglia dei cittadini di condividere gli indirizzi
dell’Amministrazione Comunale, di partecipare democraticamente allo sviluppo e
ai cambiamenti del territorio urbano e di discutere ed eventualmente aderire alle
scelte amministrative.
La partecipazione è
il miglior deterrente per evitare
conflitti, controversie e per avviare un
percorso di arricchimento collettivo; in questo periodo di poca partecipazione
e di lontananza tra i cittadini e la “cosa pubblica” Stresa potrebbe finalmente
dare un segnale importante di inversione di tendenza .
NOI CE LO AUGURIAMO
E ANCORA SPERIAMO !
Stresa, 28 gennaio
2013 Il Presidente
Franco
Borghetti
ITALIA NOSTRA
Sezione Provinciale del VCO
Domodossola, 28 gennaio 2013
COMUNE DI STRESA
Responsabile del
Servizio edilizia privata
e paesaggio
P.za
Matteotti 6
28049
STRESA
REGIONE
PIEMONTE
Direzione
Regionale per i beni culturali
e paesaggistica attività di gestione
e valorizzazione del paesaggio
Via
Avogadro 30
10121
TORINO
SOPRINTENDENZA PER I BENI
ARCHITETTONICI E PAESAGGISTICI
per le provincie di Novara
Alessandria
e Verbano Cusio Ossola
C.so
Cavallotti, 27
NOVARA
OGGETTO:Comune di Stresa (VCO).
Formazione di nuovo portale di accesso carraio del Grand Hotel Des Iles
Borromees. Vincolo paesaggistico ed
architettonico.
Piano
Paesaggistico Regionale-art. 26 ultimo comma delle norme di attuazione.
Limitazioni transitorie alla possibilità di attuare nuovi interventi edilizi.
La scrivente
Associazione ITALIA NOSTRA Onlus, Sezione Verbano Cusio Ossola, con sede in
Domodossola, Piazza Cavour, 14, (C.F. 80078410588), rappresentata dal
Presidente pro-tempore Dr. Italo Orsi, nato a Beura Cardezza il 26.02.1935,
portatrice di interessi diffusi,
OSSERVA
che negli
scorsi giorni, nell’ambito del parco del perimetro del parco del Grand Hotel
Des Iles Borromees, hanno preso avvio e sono ora in avanzato svolgimento,
lavori di costruzione di un nuovo portale di ingresso carraio.
Il fatto non è
passato inosservato tanto che ne ha parlato il quotidiano La Stampa, pagina del
VCO del giorno 24/01, mentre il quotidiano La Repubblica ha ospitato, sul
numero del 23/01, una lettera di una lettrice, fortemente critica nei confronti
della costruzione in corso.
L’intervento
edilizio, così come appare sin dalle prime fasi di sua realizzazioni e per
quanto è stato possibile ricavare dall’esame del progetto depositato presso gli
uffici comunale, si presenta di grande impatto scenico, utilizzando stili
architettonici fortemente contrastanti con quelli prevalenti e caratterizzanti
lo storico edificio del Grand Hotel, più attento quindi il progetto a
privilegiare, forse, gusti, certamente discutibili, della committenza,
piuttosto che non quella di una clientela di alta fascia.
Immaginiamo che
il risultato finale non potrà che rafforzare i dubbi qui espressi circa la
incoerenza della nuova opera con il contesto entro il quale si viene a
collocare e che, come è noto, è caratterizzato dalla presenza di una pluralità
di vincoli la cui finalità prima era ed è proprio quella di preservare e non di
alterare quel delicato ed prezioso contesto, tanto unico ed evocativo della
storia turistica di quel luogo che, proprio quest’anno, compie i suoi 150 anni
di vita.
Aggiungiamo poi
con vivo rammarico, ma anche con non celato disappunto che tutto ciò avviene in
presenza di una norma prescrittiva di salvaguardia, l’articolo 26 ultimo comma
delle norme di attuazione del PPR.
Tale norma ha
voluto impedire che, sin dalla adozione di quello strumento sovraordinato di
pianificazione, avvenissero alterazioni del contesto paesaggistico in esame,
tanto da voler limitare gli interventi possibili a quelli di:“ restauro e
risanamento conservativo”.
Ora non sfugge
certo alla scrivente ciò che, invece, par sfuggito ai soggetti che hanno
assentito l’intervento e cioè che il progetto edilizio, non si riconduce,
secondo le definizioni contenute nel testo unico dell’edilizia, a quanto
previsto in tema di restauro e risanamento conservativo, ma va ben oltre ed è
quindi un intervento illegittimo nei cui confronti occorre, a nostro giudizio,
agire in autotutela.
Non è la prima
volta che, in un breve periodo di tempo, questa Associazione si vede obbligata
ad intervenire, con proprie osservazioni, in merito a progetti edilizi
assentiti da Codesto Comune in ambiti di vincolo e in merito a previsioni di
varianti urbanistiche, ugualmente, irrispettose di norme sovraordinate, casualmente,
coincidenti con quelle richiamate in questa nota, ma lo stupore o meglio
l’indignazione è riguardo l’apparente indifferenza con cui i soggetti in
indirizzo sembrano prender nota dei nostri contributi critici.
Non possiamo
allora che concludere auspicando che con una più attenta considerazione abbiano
ad avere le nostre segnalazioni, evitando il vederci costretti ad intraprendere
una più incisiva e, forse, decisiva azione.
Rimaniamo, pertanto, in attesa di
conoscere ed a breve termine l’esito di questa
nostra nota.
Con osservanza.
Il
Presidente
Dr.
Italo Orsi
sabato 26 gennaio 2013
VARIANTE DI CARNEVALE
Fallisce, così sembra, la prova
generale, pur ridotta nella scala, della variante: “Canio-Zanetta e soci Spa ”.
Il gradimento che la città mostra di dare a quell ambaradan in corso d'allestimento per carnevale prossimo venturo, è quasi zero, diremmo è sotto zero. Quei talemoni
di marmo bianco made in Cina, quei prossimi festoni in ferro ribattuto a
disegnare gli archi di trionfo per un secolo e mezzo già varcato, non sembran
proprio accolgono consenso, semmai solo dissenso. Ne parla la Repubblica,
ne parla anche la Stampa, ne parleranno ancora altri giornali, si accende l’attenzione,
silenzio dal Palazzo che teme la caduta da sondaggio. Rompono, con ira, sto silenzio, tutte le associazioni dell’ambiente che scrivono e s’indignano contro gli
enti che non vigilano un bel niente. Questo è un po’ il quadro che questi giorni ci consegna
ed è un ben che sia così, perché così si fan le prove ed è possibil già toccar con
mano un modellino in piccolino di quel che l’associazion già sopra ricordata: “
Canio-Zanetta e Soci Spa” vorrebbe trasformar l’intera passeggia. Ci fa un gran
piacere la vigilanza cittadina che, nonostante il suo letargo, ogni tanto da
segni di ripresa. Ora vedremo cosa dirà il “Reggente” per giustificar tale
indecenza, che, parentesi, siamo sicuri che a lui piaccia; ma darà colpa a
tutti quanti e solo agli altri, poi quattro parole tratte dal noto repertorio, si
stringerà un po’ ancora, per carità non troppo perché diversamente schianta,
quel nodo alla cravatta e presto e belle fatta, salvo a raccontar che, finito il carneval, tutto si smonta. Così fa la politica quando deve
amministrare anche un pubblico dissenso che, in questo caso, unito all’imboscata
presa giusto in casa, non è che ora allegra se la passa, anzi adesso sta rogna
se la gratta.
venerdì 25 gennaio 2013
L'ETICA E L'IMPRESA
Tema difficile
quello oggi assegnatoci, chiedo scusa; ma complici un poco quei talemoni ci tocca
parlar di queste cose di cui siamo un poco spettatori e molto poco attori. Questo
binomio dunque, l'etica e l'impresa, non sempre, o quasi mai, va poi d’ accordo. Ordunque
alcuni, sicuramente i più, tra cui i nostri bei Reggenti, pensano che all’imprenditoria
locale, quella alberghiera è naturale, la cittadella abbia solo un debito: hanno
investito, danno lavoro, sono il motore, danno un po’ il lustro, hann capitali ……, detto così vien anche facile che si
concluda poi che se loro chiedono, che poi a loro sia subito anche dato. Non fa una piega,
lo riconosco; non fa una piega se poi mi fermo lì, se poi non guardo intorno,
se poi non vado in giro, se poi non vado un po’ più a fondo. Ho preso spunto da
quei giganti messi lì proprio in sti giorni a reggere gli archi di trionfo, ma
prendo Villa Elisa, un gran disastro, ma anche un gran pasticcio combinato tra
il pubblico e il privato, poi prendo la Castelli, una vergogna; ci metto anche
Villa Aminta col suo Kitsch, pagato un po’ coi soldi pubblici, comunque non c’è
un metro che va dall’inizio sino al fondo lungo lago che non porti il loro nome
e poi il cognome e quanto a farne anche buon uso, per ora, gran parte, sta in
disuso. Qualcuno poi dirà che, almeno, si faceva un sacco d’ICI e adesso si fa anche
un sacco d’ IMU; per carità: il Grand Hotel paga circa la metà della metà
perché, giustamente, è un monumento; un altro che poteva fare un mezzo grande
albergo, l’Ici pagarla non voleva; che c’è tanto di male? Mette una firma e non
la paga; la “Zanetta” è pertinenza, di che cosa non si sa, bontà sua, mai l’ha pagata;
provate voi a saltarla per la vostra prima casa. Chiuso argomento sulle imposte
e sulle tasse, passiamo ad altro, siccome è tutto, volutamente, in gran disuso,
occorre ridisegnare il futuro e la città e a lor che hanno da investire bisogna
anche un po’ obbedire. Torniamo allora al titolo di oggi perché se vero è che lì
ci stanno i soldi è anche vero che è qui che gli hann poi tutti, o quasi, fatti.
Questo vuol dire che anche sti alberghieri han da versare un tributo alla città,
perché se erano nati un poco altrove, anche la sorte loro, forse, andava altrove.
Allora è un po’ più chiaro dove sta il dare e dove sta l’avere, allora è un po’
più chiaro sino ad ove si possa comandare e da dove invece si deve, anche, un
po’, obbedire. Quei talemoni orrendi e minacciosi insegnino che la libertà di fare,
in questo caso di strafare, non è infinita e che i beni che son beni comuni, son
da gestire senza che quelli che stanno nel Palazzo abbian sempre e soltanto da
obbedire e mai nulla da dire.
giovedì 24 gennaio 2013
VERSO IL COMPLEANNO
la Repubblica
Mercoledì 23 gennaio 2013 Lettere, commenti & idee
Scempio all’hotel amato da Hemingway
Annie Brossais
annie. brossais@croxit.com
DESIDERO segnalare un tristissimo scempio sulle rive del Golfo Borromeo. Da un cantiere che annunciava il “rifacimento del passo carraio” del Grand Hotel des Iles Borromées di Stresa, stanno uscendo, addossate a larghi pilastri, ben sei, nuovissime e gigantesche, statue di marmo bianco. Un misto neo-classico-barocco ... con richiamo al liberty. Questi telamoni dovrebbero sostenere un arco sul quale poggeranno i punti d’illuminazione. Tutto questo, una volta terminato, arriverà all’altezza del primo piano. Un enorme fritto misto architettonico per un ingresso iper kitsch? Si può evocare Las Vegas, o Disneyland! Certamente non questi luoghi. Percorrendo la passeggiata a lago, questa massiccia struttura si frappone alla vista della delicata facciata liberty del glorioso e vincolatissimo Hotel des Iles Borromées, a suo tempo amato da Hemingway che vi soggiornò varie volte. Ci si chiede come mai la Soprintendenza del Piemonte abbia potuto dare l’autorizzazione per un tale obbrobrio in un paesaggio candidato a diventare “Patrimonio dell’Umanità” nel quadro dell’Unesco.
Questa è la lettera che Repubblica pubblicava ieri, lo avevamo denunciato pochi giorni giusto fa su questo blog, ora non siamo soli e la pubblicità negativa che deriva è la conseguenza che la cittadella oggi si merita. Forse si sta esagerando un po' troppo a firmare tutto quello che passa su alcuni tavoli, autorizzando ad occhi chiusi ed in questo caso senza guardare non solo gli stili architettonici ed il buon gusto, ma neanche le norme. Anche in questo caso, mi spiace, la sfida è a provare il contrario, l'articolo 26 ultimo comma del PPR non viene rispettato. E' ora che si diano una regolata.
mercoledì 23 gennaio 2013
IL PUGNO E IL GUANTO
L'impressione è, ma è soltanto un’impressione,
che, girata anche che è stata la boa del tempo intermedio di mandato, incassati
colpi tremendi, avendo da annunciar altri disastri, bruciati che sono i tempi
ancor rimasti e avendo innanzi a se sempre quel maglio che l’opposizion, se
Canio sgarra, lascia cadere sulla sua testa, l’impressione è che, sta volta,
forse cambia o meglio, maggioranza dovrà cercar anche una quadra per non finire,
prima del tempo, già bruciata. Sembra che paghi dunque la linea dura, quella
che fu annunciata e poi sempre praticata, quella di stargli addosso con il
fiato, di non lasciargli spazio, di non perdonar mai le sue furbate e quella
che, accanto al pugno duro, mostrava e proponeva, sempre bocciate, le soluzioni
possibili e diverse praticabili. Abbiamo avuto l’impressione, o meglio la certezza,
che fautore di questo nuovo approccio di
governo sia proprio il Professor, amministrator da lunga data, anzi da sempre.
E’ vero che il curriculum non è certo dei migliori, ma è sempre un veterano,
anzi è proprio il consigliere anziano e veterano, quello ai cui consigli Canio
dovrebbe dare ascolto, non fosse che per debito d’età, sapienza e d’esperienza.
Quindi se sino ad ieri mostrava la linea del rigore e teorizzava quella che lui
chiamava autosufficienza, ora che il tempo stringe, ora che l’acqua è già alla
gola, ora che la minoranza incalza ed anche incassa, Lui si arrende, o meglio,
virtù del “principe”, fa di necessità questa virtù e chiede un patto. Son prove
dunque di dialogo, son solo ancora prove, son timide aperture, poi vediamo, ma
son quel che registriamo. Non è dunque che c’è ancora un protocollo od un trattato
che sigla un armistizio e poi la pace; per ora si fa l’esame sul metodo mutato,
se questo, messo anche alla sua prova, poi funziona, si potrebbe allor far un
nuovo passo e trasformare il pugno anche in un guanto.
martedì 22 gennaio 2013
DOPO L'UDIENZA
Come annunciato, oggi 12 e 30, si
apron le porte della sala delle udienze. Canio, questa volta è proprio lui che fa
il cerimoniere e dopo i reciproci saluti, siam tutti messi intorno al tavolo
imbandito. Il Professore siede a capotavola, Canio sta in centro al grande tavolo
da pranzo, dall’altro lato sta Piervalle e, questa volta, c’è Matteo, detto
Diverio. Bene ragazzi, annuncia il nostro capo, vi ho chiamati per dirvi che
sto Consiglio slitta ad altra data, non quella già annunciata, quelle scadenze
perentorie, abbiam poi verificato, non ci sono e quindi, adesso lo vediamo, ma
lo facciamo ai primi del mese di febbraio. Sin qui niente di strano, già un po’
lo aspettavamo, poi intanto arriva il Dirigente e la data, adesso, è precisata;
sarà mercoledì 5 del mese. Sarebbe tutto qui e anche l’udienza sarebbe già
finita, ma c’è anche un po’ d’altro. Questo dell’altro, intanto sta in quel modo;
difficile trovar un Canio così bene disposto, il Professore poi gli fa da
spalla, anzi sembra non lasciar cadere l’occasione per farne anche altre di aperture.
Infatti vuol anche concordare la nuova data per ritrovarci, un’altra volta,
dietro il tavolo ad esaminar quei testi che poi vanno in Consiglio. Insomma
sembra di legger l’avvio di un nuovo modo, di quello tante volte domandato e
mai che sia una volta poi ottenuto. Così, già che ci siamo, Il Professore ci
fissa anche la data e poi l'ora; sarà alle ore sedici e trenta del pure giorno trenta di
sto mese. Insomma, ci vuole poco a capir che c’è un mutamento della linea di
governo e che il fautore è proprio il Professore, quello, pensate un po’, della
teoria della sola autonomia di maggioranza, ma quella sua teoria ora fa acqua,
e con la “Zanetta” ha preso una mazzata che pare sia mortale. Morale, hanno capito che ancora
un’altra volta un’ imboscata come quella di venerdì ventotto, la squadra è
decimata e se la squaglia e allora devon correre ai ripari e d’ora in poi
condurre trattative e negoziati preventivi, che a Canio piaccia o meno, questo
poco, o nulla importa.
lunedì 21 gennaio 2013
NUOVA UDIENZA
Scivola, forse, la data del prossimo
consiglio concordato, diciamo forse perché Canio ci riconvoca in udienza,
domani ora del pasto. L’oggetto della colazione di lavoro sta, come dice l’invito
ricevuto, in difficoltà “operative ed amministrative” intervenute per rispettar
la data del consiglio, più o meno, all’altra udienza, già fissata. Menù del
pranzo sarà pertanto un antipasto con cui ci serve la versione del ritardo,
segue un sol primo, assai leggero, dove viene presentata nuova data, poi vorrà
fare anche un po’ un brindisi e allora ascolteremo il suo sermone, il secondo,
stiamo anche leggeri, lo saltiamo, passiamo quindi a un buon caffè, di quelli
amari, per il quale noi si va anche matti e fatti i ringraziamenti ed i saluti, ce ne
andiamo. Questo sarà pertanto, rispettando il protocollo, l’incontro fissato
per domani, che poi l’invito sia anche fatto per ristabilir buoni rapporti o
meglio, invece, perché Canio ha un po' bisogno, su questa seconda version delle due cose,
noi non dubitiamo. La legge infatti impone una scadenza che è ormai quasi imminente
ed anche c’è pure una sanzione, ma Canio è andato lungo e non sta dentro, quindi
dovrà accorciar dei tempi di consegna e non vuol che noi gli facciam più tante storie.
C’è sempre dunque un fine opportunista, non ci piove, ma a noi interessa la
sostanza e quella sostanza è che dal primo giorno dell’ultimo mese dell’anno
che è passato, Canio tiene gli interpelli, quelli sul porto e trasparenza ed
altre cose, chiusi a chiave dentro un cassetto. L’assemblea Canio, frattanto, l’ha
riunita già due volte, ma delle risposte agli interpelli non c’è stata manco l’
ombra. Durante l’altra udienza ci promise che, sta volta, ci dava le risposte,
ora saltano fuori difficoltà che nel messaggio, sono chiamate operative ed anche
amministrative. Va be’, va be’, tutte le scuse adesso vengon buone per fare un altro
invito a colazione; ………lo abbiam capito......Sua Eminenza .
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