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sabato 24 agosto 2013

CRONACA DI UN'ACCUSA

 
Continuiamo allora a pubblicare i documenti, in integrale, di quel no, chiaro e tondo, sconfitto certo dai quei numeri che maggioranza ha messo in campo , portando al voto a suo favore anche chi di lor non è tanto in accordo. Oggi postiamo di Piervalle la prima parte dell’intervento in aula, quella che da l’affondo alla sua accusa, ci sono poi tante altre pagine, ma sono la parte tecnica del caso, sono molte quindi, per ora le risparmio, poi vediamo.
 Relazione di minoranza alla proposta di approvazione della variante strutturale stralcio I fase.
Questa sera si conclude, o meglio, nelle intenzioni della maggioranza si intende concludere il tormentato iter di questa anomala variante stralcio, per la cronaca meglio nota come  “ La Zanetta” che ha visto impegnato per circa un anno e mezzo questo Consiglio in una vivace e, a tratti, forte contrapposizione tra i Gruppi Consiliari: quello di maggioranza teso a portare a risultato una volontà fortemente voluta dal suo Capo politico contro anche ogni evidenza, buon senso, prudenza  e discernimento, mentre quelli di minoranza miranti a contrastarla, apparentemente senza risultato, mediante l’utilizzo legittimo di tutti gli strumenti, peraltro pochi e poco o nulla incisivi, che l’ordinamento assegna ai Consiglieri che operano nell’ambito della loro funzione di controllo sull’operato del Governo in carica.
E’ stata una contrapposizione ad armi impari, dove la volontà della maggioranza che si esprimeva attraverso i suoi atti deliberativi, ha trovato sempre l’incondizionato appoggio di strutture ed apparati che, anche questi contro ogni evidenza, hanno svolto un ruolo essenzialmente politico e non tecnico, traducendo così, al meglio, quella funzione di delega ad essi assegnata dall’autorità politica o di fiducia conferita dalla medesima autorità.
La sensazione prima, la certezza poi di trovarsi dinnanzi a decisioni preconfezionate, di trovarsi di fronte alla rappresentazione anche sul piano tecnico di un input politico mosso a diversi livelli, Regionale-Provinciale e, naturalmente, locale, a sua volta manifestazione e traduzione dell’ unica volontà proprietaria da garantire e soddisfare ad ogni costo, quella della SIAV srl, questa certezza è quella che, alla fine, ci ha convinto della impossibilità per noi di spuntare un qualsiasi utile e positivo risultato sul piano, pur doveroso, della contrapposizione amministrativa in aula.
Il Capo Gruppo della maggioranza, Professor Galli, con un linguaggio a Lui consono e ispirato, ha rappresentato che due diverse “visioni” erano in gioco e si contrastavano. Ora, al di là del misticismo che sembrano suggerire le parole del Capo Gruppo, ciò è indubbiamente vero, ma il cammino procedurale percorso dalla variante stralcio ha, man mano, chiarito e svelato che non solo erano e sono in gioco due inconciliabili visioni della pianificazione urbanistica, della crescita economica della cittadina e del bene pubblico, ma che si sono aperti  scenari ben diversi che hanno intaccato il quadro della legittimità e della legalità dell’agire della pubblica amministrazione. Un quadro inquietante che già la cittadina ha conosciuto in altri periodi della sua vita amministrativa e che ora sembrano tornare nonostante le cariche siano ricoperte, ma non tutte, da soggetti diversi e che, almeno anagraficamente, ma non tutti, potevano far credere che un cambio di passo rispetto al passato fosse stato compiuto.
Da qui, da questa considerazione nasce la convinzione che se sul piano amministrativo la partita può sembrare per noi persa, non tutto è forse chiuso perché altri scenari possono aprirsi dove, su altri piani, quelli delle istanze ultime, potrà contrastarsi il disegno pianificatorio sovversivo che questa sera sembra compiersi.
Le responsabilità dunque non solo politico/amministrative, ma quelle più pregnanti sul piano del diritto violato, sia esso penale ed amministrativo, dovranno essere fatte tutte emergere e potrebbe aprirsi una triste pagina con il coinvolgimento di coloro che con il loro voto in questo Consiglio e con la loro azione nell’ambito degli altri contesti interessati, hanno promosso, voluto,  provocato o non contrasto l’esito che questa sera verrà registrato.
Questo Consiglio, o meglio i suoi singoli componenti di maggioranza, sono le persone cui, Sindaco a parte, crediamo dover rivolgere  questa sera una riflessione ultima e conclusiva, non certo un appello che rimarrebbe inascoltato.
Voi dunque siete stati, in quest’ aula, testimoni muti di un contrastato percorso, avete assistito silenziosi e non sappiamo quanto consapevoli, ai vari passaggi che si sono succeduti, avete sempre sostenuto con un voto obbediente e acritico la volontà unica del vostro Capo politico, non siete sembrati mai toccati dal dubbio sulla giustezza dell’orientamento che vi veniva suggerito e così oggi vi assumete la responsabilità, sostanziale, dell’approvazione che si prospetta, poiché è indubbio che senza il vostro voto nulla si compirebbe.
Per noi che ci siamo impegnati, oltre ogni nostra possibilità per scongiurare quest’esito infausto, vi è l’amarezza nel constatare come né la diversa e magari opposta appartenenza di parte  all’interno della stessa maggioranza, né la diversa individuale sensibilità nei confronti delle tematiche, oggi peraltro attuali, dei beni comuni, né una diversa storia o coscienza personale, né l’esperienza del passato gravida di ombre da sgombrare ed esorcizzare, niente di tutto ciò è valso per differenziare, se non in talune ricorrenti e significative assenze, un’ Assemblea nella sua componente di maggioranza, sostanzialmente coesa ed unanime nel condurre la cittadina verso scelte sbagliate, di più scellerate, di più scriteriate.
Peserà su ciascuno di Voi il peso di questa scelta che avrà nel futuro, anche prossimo, esiti imprevedibili sul piano del richiamo alla responsabilità di ognuno e prevedibili per quanto, invece, riguarda la strada che imboccherà la “ crescita infelice” di questa  città futura.
Una riflessione non può tuttavia mancare sull’operato dello stesso Sindaco, capo indiscusso di questa operazione urbanistica, dove l’eccesso di sensibilità nei confronti di istanze esterne non adeguatamente valutate e mediate, ha fatto si che finalizzasse il suo operato verso questo, pressoché, unico scriteriato obiettivo.
Le decisioni assunte sotto la spinta dell’impeto e non della riflessione, la volontà di finalizzare ogni momento di esame  ad un esito prefissato, la ricerca anche di una gratificazione e di un’ affermazione personale attraverso la soddisfazione della richiesta proveniente da soggetti ritenuti forti, la incapacità di allontanare influenze sin troppo manifeste e poi ancora la mancanza di una capacità vera di analisi e di comprensione delle direzioni vere cui condurre la “ crescita felice” della città futura, ma anche l’arroganza con cui ha caratterizzato ed improntato  il proprio rapporto, persino personale, con chi ha cercato di indicare un diverso obiettivo, tutto ciò non lo qualifica come guida di un buon governo, ma tutt’altro.
Che la cittadina possa cambiare mano e passo è l’unico augurio che possiamo, con poche speranze, farci e se qualcuno abbia da pagare sul piano giuridico e personale per quest’atto che ha voluto fortemente contro ragione, diritto e buon senso questo sia, prima di ogni altro, Lui solo.
Come non compiere una riflessione sull’operato degli Enti e dei soggetti terzi coinvolti nello stralcio.
Nell’ambito di quell’organismo metà politico e metà tecnico che è stata la Conferenza di Pianificazione si è consumato più volte il rito dell’ipocrisia per cui soggetti tecnici, muniti di delega politica, hanno adeguatamente svolto la loro funzione, ma dovrebbe dirsi finzione, trovando una giustificazione, una soluzione apparentemente tecnicamente inoppugnabile capace di salvare sempre in angolo questo stralcio di variante tutte le volte che doveva subire il gioco di attacco della tenace minoranza.
Bizantinismi interpretativi portati all’eccesso, omissioni  piuttosto che ammissioni,  dimenticanze volute, silenzi decisivi hanno pesato in maniera sproporzionata a danno della verità che, man mano, minoranza portava in superficie e faceva emergere.
La sequenza è lunga e la vedremo ancor meglio nel seguito più prettamente tecnico di questa relazione, ma come tacere l’abusato principio del “tempus regit actum” affermato per primo dalla struttura interna, messo in fondato dubbio dallo stesso parere acquisito presso l’Avvocato di fiducia, fatto in qualche modo, prima, proprio dalla severa Sovraintendente, poi dalla stessa, colta dal dubbio, in qualche modo smentito, smentita però ignorata dalle conclusioni dei Conferenzieri.
Come tacere poi di quell’Organismo tecnico, messo in piedi con i suoi componenti tutti quanti indicati di fatto, a garanzia di qualità e di risultato,  dalla rappresentante Regionale dentro la Conferenza, quell’OTC dunque nel suo acronimo, che con rigore scientifico e con indipendenza tecnica compiva il miracolo di non vedere, di non sapere, di non capire ed, alla fine, preso in fallo proprio in aula,  riusciva a garantire, comunque, tutti quanti erano i desiderata richiesti dal Capo politico locale di questa operazione.
Come non ricordare infine quell’indice di Sul 1.125 messo in bocca, si fa per dire, alla nota Soprintendente Papotti,  smentito dalla stessa con nota ufficiale agli atti, giustificato dagli ineffabili progressisti estensori dello stralcio, ma poi nonostante smentite e precisazioni, fatto proprio in ultima battuta dalla conferenziera Architetto Malosso, riattribuendolo nuovamente e ancora alla, a questo punto sgomenta, ma purtroppo assente e non invitata Papotti.
Si potrebbe continuare in questa commedia all’Italiana recitata, in parte, pubblicamente dentro le aule consiliari, uso il plurale perché cambiano sempre e più spesso, e  in parte a porte chiuse nelle stanze del Palazzo, ma per ora ci basta perché vogliamo dedicare un pensiero anche alla Committenza dell’operazione, quella SIAV srl, alias Zanetta, che con orecchio attento ha avuto la pazienza di ascoltare e di non perdersi forse neanche una battuta di quelle pronunciate in quest’aula, seguendo, passo dopo passo, la vicenda che si veniva svolgendo, vuoi ora sperando, vuoi ora temendo, vuoi ora ritornando a sperare, poi nuovamente sfiduciata, poi risollevata ed ora, pensiamo quasi raggiante essendo ad un passo dal traguardo  creduto.
Essa ha avuto la fortunata sfortuna di trovare un interlocutore attento, un Sindaco disponibile e persino arrendevole, un Sindaco che ha visto nella possibilità di soddisfare appieno la richiesta della Committenza un motivo di propria personale affermazione e gratificazione politico/psicologica, un Sindaco dunque che ha agito più in veste di a.d., in pectore, della SIAV che non come amministratore democraticamente eletto con mandato di rappresentanza di una intera cittadinanza e delle sue istanze migliori.
I risultati ora si colgono e premiano quella costanza con la quale la SIAV, espressione di quel quasi monopolio che impronta la vita dell’industria alberghiera cittadina, da tempo opera  nell’impossessamento progressivo delle aree di pregio e libere del lungo lago o che, meglio, si venivano liberando dai segni di un nobile e antico passato, ormai ingombrante, per sfregiarle durante l’arco di interi decenni, lasciando, senza pudore, alla vista degli ignari e stupiti milioni di turisti, soltanto  ruderi e macerie creati e voluti.
Per questo essa è medaglia nera dell’accoglienza turistica, dunque ricatto perpetuato nei confronti delle deboli amministrazioni che si succedevano nel tempo, offesa permanente alla sensibilità delle buone e indifese coscienze cui, per inciso, ci duole moltissimo non essere riusciti ad essere loro difensore civico, ma questa è stata la politica perpetuata dalla SIAV verso questa cittadina a cui è, invece, tributaria dell’accumulazione di capitale compiuta anche grazie a quel richiamo diffuso sui media del turismo del mondo che rappresentano quello scenario di paesaggio, storicamente determinato, golden share, ora in svendita,  dell’offerta turistica, quello stesso paesaggio che la SIAV prima ha sfregiato con l’abbandono ed ora si appresta a sfregiare con l’invasione delle sue sproporzionate e strabordanti masse edilizie; se ne abbia a vergognare.
In sintesi un sistema fatto di relazioni, di conoscenze a più livelli, di mai svelabili intrecci, di ossequio a chi più ha, di accondiscendenza a volontà politiche nell’ombra e mai apparse, di subordinazione dell’interpretazione del diritto alla tesi più prossima al detentore di potere ed il totale sbrego di una inesistente classe locale di governo, piegata alla volontà della committenza cui chiede, non da il consenso. Questo è ciò che ha portato al risultato di questa sera, risultato che i più applaudiranno e alcuni no, né qui, né mai.
Se quindi la partita è per noi persa sul piano del suo, inevitabile, sbocco amministrativo, l’impegno civile e libero da ogni condizionamento di parte e di interesse, ci impone di spostare l’attenzione e la difesa della cittadina su altri piani. L’iter complessivo della procedura di variante non ha attenuato quella ipotesi di possibile violazione penale che questo Gruppo aveva, concretamente, ipotizzato sin dalle prime battute di questa vicenda, anzi quella ipotesi si è venuta sempre più rafforzando tanto da rendere inevitabile, ad approvazione avvenuta, l’inoltro alla Procura della Repubblica di un documentato esposto che induca all’apertura di una accurata indagine penale sull’operato del Sindaco e di tutti i soggetti a diverso livello coinvolti. L’abuso d’atti, nella sua configurazione di reato consumato mediante il favore patrimoniale conseguito da terzi grazie alla violazione di norme legislative e regolamentari, nella piena consapevolezza e coscienza dei suoi autori, ci sembra un fatto che difficilmente possa essere smentito, con buona pace delle querele multiple intentate dal Sindaco contro i Consiglieri tutti delle minoranze allora in carica.
Sul piano poi della giustizia amministrativa non certo ci sfugge il fatto  di non  essere riconosciuti, quali Consiglieri Comunali, soggetti legittimati al ricorso. Cercheremo di provvedervi e rimediarvi ugualmente e diversamente, vuoi attraverso l’appartenenza di taluni di noi ad organismi portatori di interessi diffusi operanti nel campo della tutela ambientale, vuoi attraverso la protezione di interessi individuali propri, fonte di riconosciuta legittimazione ad agire, di cui taluno di noi è portatore, sciogliendo, se sarà il caso, il proprio vincolo all’interno di questo Consiglio.
Quel che è certo è che non tralasceremo nessuno dei rimedi giuridici che l’ordinamento assegna se non ai Consiglieri, certamente ad altri soggetti, siano essi espressione della società civile o, più prosaicamente, ma non meno efficacemente, espressione di interessi personali lesi.
Ci auguriamo quindi, con tutte le incertezze che il diritto e la giustizia Italiana conosce , per questo ogni tanto invochiamo “un giudice a Berlino”, di poter trovare ascolto nelle sedi terze chiamate a valutare, da un lato, l’operato e l’agire di uomini dentro la pubblica amministrazione sotto il profilo della verifica della legalità, per noi violata; dall’altro lato quello degli atti in questa vicenda prodotti, sotto il profilo della loro conformità alle norme, sempre per noi inesistente.
Se l’obiettivo sarà raggiunto noi non lo sappiamo, come nessuno lo può oggi sapere, ma le ragioni sussistono per provocare questa verifica estrema intorno alla legalità di uomini  e legittimità  di atti che questa vicenda ha visto agire e produrre a danno perpetuo e senza rimedio per questa cittadina infelice.
Fatte queste considerazioni, la relazione che vogliamo lasciare agli atti di questa serata continua, toccando gli aspetti più prettamente tecnici del contrasto che questo Gruppo ha espresso nei confronti della variante stralcio, riportando, in estrema sintesi, le ragioni tutte, più volte ed in diversi contesti espresse e formulate contro lo strumento della variante stralcio, ragioni diversamente articolate e che toccano motivi di merito, per noi, comunque, fondamentali e motivi di legittimità degli atti e di legalità dell’agire di un’amministrazione che con caparbietà e contro ogni evidenza e buon senso ha ritenuto dover operare e portare, comunque, a conclusione questa sventurata vicenda.          

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