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sabato 26 giugno 2021

CONSIGLIO BREVE

 

CONSIGLIO COMUNALE DEL 26/07/2019

 

 CITTA’ DI STRESA

 Convocazione straordinaria del Consiglio Comunale. 

I L S I N D A C O  D I S P ON E 

di convocare il CONSIGLIO COMUNALE in sessione straordinaria– seduta di 1° convocazione per il giorno 29 GIUGNO 2021 ORE 20.00 presso IL PALAZZO DEI CONGRESSI SALA DEI QUATTROCENTO e, qualora non si raggiunga il numero legale in 1° convocazione, in sessione straordinaria seduta di 2° convocazione, per il giorno 29 GIUGNO 2021 ORE 20.30 presso IL PALAZZO DEI CONGRESSI SALA DEI QUATTROCENTO Per deliberare il seguente O R D I N E D E L G I O R N O Seduta pubblica.

1. Lettura e approvazione verbali sedute precedenti 

2. Comunicazione delle variazioni di Bilancio approvate con deliberazioni della Giunta Comunale ai sensi dell’art. 175 – c. 5bis – del TUEL. Periodo II semestre 2020.

 3. Presa d’atto Piano Economico Finanziario del servizio integrato di gestione dei rifiuti per l’anno 2021. 

4. Approvazione delle tariffe TARI per l’anno 2021.

 5. Gruppo Consiliare Grande Stresa – Interrogazione “Fuoriuscita acque nere lavatoio f.ne Someraro (prot. n. 8494 del 13/05/2021). 

IL SINDACO 

Marcella Severino

martedì 22 giugno 2021

CONTROCORRENTE


Frasi, citazioni e aforismi sull'andare controcorrente - Aforisticamente


Sono stato molto dubbioso se scrivere e pubblicare questo post perché immagino possa essere divisivo e, in una circostanza come quella che tratta, innalzare polemiche o anche solo dibattiti, non mi sembra di buon gusto. Con questa premessa e con tutte le cautele del caso, alla fine, ha prevalso la decisione di pubblicare. Mi riferisco al “Mottarone”, il luogo che, suo malgrado, è diventato simbolo di una tragedia e adesso si vorrebbero evitare i contraccolpi economici che quell’evento, in parte e inevitabilmente, sta provocando e procurerà. Da lì, da questa esigenza di “sopravvivenza” sarebbe uscito questo slogan: “Mottarone i love” che unirebbe la confessione dell’ innocenza della montagna rispetto a quanto è successo, con la dichiarazione di un rinnovato atto di amore nei suoi confronti. Va tutto bene, o meglio andrebbe tutto bene, se questi intenti positivi avessero la possibilità di eliminare il dolore dei superstiti delle  vittime. Purtroppo, per molto tempo, il nome di quella montagna, in loro, rinnoverà un dolore, un vuoto che si aprirà nell'animo solo a sentirlo pronunciare o a vederlo scritto, perché, non c’è nulla da fare, quella sarà inevitabilmente la montagna: “maledetta”, quella dove le vittime non avrebbero dovuto salire in quella domenica radiosa di maggio con quella funivia, diventata pure lei: “maledetta”. Un luogo è diventato un simbolo che, per le emotività che ha coinvolto, ne ha soppressi altri, positivi, che pure sino ad un attimo prima di quell’evento lo rappresentavano, ed è rimasto e rimarrà per molto tempo l’unico a rappresentarlo, ma in negativo. Bene quindi rinnovare un atto di amore, ma probabilmente non basta, anzi rischia un effetto opposto, cioè aprire la ferita, non chiuderla, perché il tempo del lutto non è ancora passato. E’ l’intento, il fine che unisce insieme in quel manifesto l’atto immateriale dell’amore con l’esigenza economica di un luogo diventato evocativo di dolore che non va bene. Esso rischia non una riconciliazione, ma un’ ulteriore divisione, tra noi, cittadini inermi, che rispetto a quanto accaduto siamo innocenti, ma che dovremmo chiedere e ottenere perdono e loro, i superstiti delle vittime, che solo quel nome offende, toglie respiro al loro animo, sgomenta. Chiunque nella sua vita ha provato un grande dolore sa che esso ritorna evocato da segni anche minimi e che solo il tempo sana. Quello striscione, aperto come uno slogan pubblicitario che saluta chi arriva, forse, non ci voleva. Le bandiere, nelle circostanze, si abbrunano, non svettano libere nel vento.

giovedì 17 giugno 2021

IL FILM DELL'ORRORE

Funivia caduta, un altro quesito per gli inquirenti: un manovratore a bordo  avrebbe cambiato le cose? - la Repubblica

Non è la prima volta che immagini molto crude di incidenti, di atti di guerra o di violenza, passano sugli schermi, filtrate o meglio senza alcun filtro. Non ce ne siamo mai scandalizzati e potremmo farne un elenco, ma ecco che le sequenze delle ultime decine di secondi della vita delle vittime della caduta della funivia, non sembrano essere da noi accettate. Che ci colpiscano più di altre , questo è fuori dubbio, ma dobbiamo pensare che negli altri casi, altre persone saranno pur state direttamente e emotivamente coinvolte quanto ora lo siamo noi, eppure a noi non era parso mettere in discussione il diritto alle immagini, scambiato per diritto all'informazione, o meglio ad informare. Per vero, il diritto in quanto caso non ci sarebbe, stando a quanto ha dichiarato il Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Verbania, ma la sanzione è talmente lieve che nessun direttore di testata verrebbe indotto ad evitarne la diffusione. Tutto si rimette quindi alla sensibilità dei media che, però, per mestiere fanno tutto l'opposto di quello che taluni di noi, in questo caso, avrebbero voluto facessero. Anche il Sindaco della cittadella si è fatto portavoce di questo disagio, ma penso senza risultato concreto, stante la posizione che la stessa Stampa, ha pubblicamente espresso. Certo che quelle immagini non hanno aggiunto nulla a quanto già ampiamente noto e dettagliato. Le simulazioni virtuali dell'incidente, la sua ricostruzione puntuale e la sua dinamica erano già state ampiamente raccontate e farcele vedere in " diretta" è sembrata più una esigenza di mercato che di informazione. Eppure quanti di noi hanno spento il video ? Ma che la notizia sia una merce lo si era visto, se mai non lo si sapesse, nei giorni successivi l'evento, quando la cittadella era stata presa d'assedio da tutte le principali testate italiane, e non solo. La caccia alla notizia era stata una gara tra tutte quelle testate e anche l'autore di questo post ne era stato una vittima: virgolettato in frasi mai pronunciate e da corrispondenti mai incontrati. Tutto è merce; l'informazione è un mercato dove le merci si mettono in vendita e in questa gara ci stanno anche le contraffazioni, persino le frodi, figuriamoci se poi qualcuno in possesso di una esclusiva, non chiedetemi chi gliela abbia passata, se la lasci andare. Non funziona così e il nostro disagio non sposta le cose. Però c'é anche un dopo che vorremmo, invece, non si spegnesse. Che questa vicenda, man mano che il tempo passa e la verità si allontana insieme alla giustizia, ecco, che almeno qualcuno di quei corrispondenti di guerra che hanno assediato per giorni la cittadella, non dimentichi.

martedì 15 giugno 2021

LE CINQUE EMERGENZE

Pronto soccorso, i cinque numeri (e nuovi colori) per le emergenze -  Corriere.it

 

Qui però le chiamo emergenze non perché ci abbiano ad allarmarci, ma nel significato etimologico del termine, ossia perché emergono, diventano evidenti più o meno a tutti e quindi bisognerà pure occuparsi. La prima di queste emergenze è anche l'ultima che è capitata e ha preso tra capo e collo il governo cittadino, mettendo fuori uso l'impianto funiviario con tutto quello che tragicamente ha comportato. Le altre emergenze sono quelle ereditate; l'elenco è presto fatto: Porto, Palacongressi, Palazzola, Piscina. Ce ne sono anche altre, magari un po' meno emergenti, ma quelle in elenco bastano e avanzano e sono lì ad indicare che quasi tutto il sistema delle principali strutture pubbliche della cittadella è fuori uso. Ce n'era pure un'altra che non è giusto dimenticare e si chiamava: Alberghiera, ma pare che altri l'abbiano diversamente risolta, passando un po' sopra le eterne indecisioni cittadine; meno male. Ora, se il quadro è questo, il lavoro non manca e occorre ricordare che il dio Crono vigila inesorabile e implacabile con la sua macchina del tempo che non sembra proprio lasciare spazio a indugi, a tempi morti o altro perché la regola inesorabile è che il tempo perso oggi non lo si guadagna domani, anzi... Dunque se questo è il quadro prevediamo comunque tempi lunghi per l'ultima delle emergenze. Ora il sequestro e l'indagine impediscono decisioni, ma verrà un tempo in cui queste si imporranno e allora tanto vale incominciare a pensarle visti i tempi non brevi di ogni decisione. Quanto al Porto che il Borgomastro del tempo risolveva in una decina di giorni, ormai si trascina da due anni e un po' di mesi, ma andando avanti così l'inaugurazione la si potrebbe programmare tra il 2023 e il 2025, forse un po' troppo in là, ma sempre che non ci metta poi di suo il patto di stabilità, come e se tornerà. Quanto alle responsabilità, abbiamo perso ogni speranza. Ciò che accade nella cittadella è l'opera del destino infausto, non è imputabile all'uomo. Il Palacongressi, nella sua non proprio decente veste frutto della ristrutturazione di fine secolo scorso, ormai sta lì dimenticato. Aspetterà anche quest'anno di ospitare tre o quattro concerti delle settimane, ora note come festival e poi nulla. D'altra parte gli investitori privati, sfruttando il covid, ci hanno ancora messo del loro a rendere questa struttura sempre più inutile o inutilizzata.
Palazzola: questo è un sogno, quindi non è realizzabile. Dovrà rimanere così ancora per tanto tempo mentre il focus della discussione sembra spostato su altro ? La domanda attende una risposta, per ora sta lì. Si finisce, si fa per dire, con il parlare ancora della piscina. Va beh, è stata una disgrazia che non sembra finire, ma per quest'anno ci accontenteremmo che almeno la spiaggia fosse degnamente agibile. No è molto, ma è tutto. E' intanto Crono non si ferma. 

martedì 8 giugno 2021

LA VASCA SENZA IL BAGNO

Lido di Stresa 2009-2010

Apprendiamo dalla Stampa, ma non ce n'era bisogno che lo ricordasse, che per il quarto anno consecutivo la vasca per il bagno rimarrà chiusa al pubblico. Lo stupore è dunque l'ultimo dei sentimenti che ci prende, semmai saremmo stati stupiti del contrario, ciò che la vasca venisse riaperta. Oramai penso che i più siano rassegnati a veder scorrere gli anni e le stagioni senza nessuna soluzione; d'altra parte anche se venisse riaperta non ci sarebbe la certezza che la cosa durerebbe a lungo, visti i precedenti. Quindi non mi pare che ci sia stupore, o meglio, non c'è nulla di cui stupirsi; siamo nella norma della Perla. Per inciso vale la pena, è il caso di chiamarla così, ricordare che il candidato Canio, l'autore della vasca, aveva dichiarato che se avesse vinto, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stato approvare un nuovo bando di gestione. Buon per lui che non ha vinto, sarebbe stata un'altra promessa che non avrebbe potuto mantenere. Dunque nulla di nuovo sotto il sole, ed anche questo è il caso di dirlo nei giorni in cui l'equinozio d'estate si avvicina e la vasca sta tranquillamente chiusa. Bisogna dirlo: in fondo, per quel poco che ha funzionato, quella vasca non è che sia riuscita a farsi amare più di tanto, mentre sicuramente i più o i molti rimpiangono quello che c'era prima di lei. quella spiaggia di sabbia accanto al pergolato che evocava, per alcuni, i tempi della giovinezza e da altri amata per quel suo sapore popolare, capace di far socializzare un po' tutti : paesani e villeggianti, turisti e residenti. Insomma quel suo gusto un po' retrò valeva più di ogni altra cosa, ci illudeva che la giovinezza non sarebbe passata, ma ce l' hanno tolta, quando sarebbe bastata un'aggiustatina, un qualche ritocco e ci avrebbero fatti felici tutti.

martedì 1 giugno 2021

TRA DIRITTO E VERITA'



Tra l'inquirente e la giudicante è dunque nato un conflitto che, anche se fisiologico, diversamente la seconda che ci starebbe a fare, a noi, opinionisti della domenica, ci lascia un po' interdetti, anche perché non disponiamo di tutti gli elementi di conoscenza e di " sapere giuridico" che altri hanno o dovrebbero avere. Chiunque si era fatta un'idea da quel poco o troppo che i media, sbarcati in massa sulla costa della cittadella, avevano fornito o che noi da soli pensavamo sapere. Niente di male per carità: colpevolisti e innocentisti ci sono stati in tutti i casi giudiziari della Repubblica e anche questo non si sottrae. Certo che un evento, pur tragico che è stato, comunque sempre un incidente sul lavoro, rischia ora di diventare un giallo e trasformarsi in qualche cosa molto diverso rispetto al suo nascere. In fondo, dopo le prime battute, la cosa sembrava chiara e trasparente: i morti erano tanti, terribilmente tanti; la causa prima: la rottura della fune era chiara, i motivi meno, anzi per nulla; poi la causa secondaria, ma determinante, era venuta fuori a distanza di non molte ore: il freno levato e si sapeva anche chi lo aveva levato e si pensava di sapere anche chi altri sapesse che era stato levato sospettando, questo sì, che anche gli altri se sapevano, avessero pure disposto o comunque avallato. Questo ragionamento che penso si sia rapidamente diffuso, forse era stato anche quello che avevano fatto quelli della Procura, disponendo peraltro di qualche elemento in più. Ma arrivati tutti davanti al Gip, le cose hanno cambiato il loro corso e gli indagati sono tornati a casa, più o meno liberi. Lo scoramento avrà preso i più, ma non sta scritto da nessuna parte che la verità coincida con la giustizia, o meglio, in questo caso con il diritto. Se un teste racconta una versione, magari credibile, e tutti gli altri ne raccontano un'altra, magari incredibile, noi siamo propensi a credere al primo che ha parlato fuori dal coro, ma in diritto le cose non vanno così e passa la versione fornita dalla maggioranza dei testi. Deve essere andata così, per ora. Noi dobbiamo farcene una ragione, sperando però che l'indagine non si perda per strada , non depisti, non esca dalla corsia e vada verso il traguardo. Si giri tutto come un guanto, si approfondisca ogni aspetto, si scoprano le cause, si chiarisca l'ambiente, si vada in fondo come spesso si dice, ma si eviti, come spesso pure accade, che si vada talmente in fondo che non ne emerga più niente. Il garantismo va bene, ma per fare giustizia non per evitarla, rinviandola all'infinito.