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lunedì 28 novembre 2022

IL BOSCO URBANO









Continua l'attività di disboscamento della cittadella da parte del Governo in carica. Dopo i 14 faggi della panoramica di Levo, dopo i colpi di scure dati ai viali: Virgilio, Lido e altri ancora, adesso è la volta del parco di villa Palazzola, o meglio, di quel che rimane del parco e della villa. Anche questa volta il supporto tecnico non manca ed infatti l'editto emesso dal Palazzo così recita: "Rilevato che il progetto prevede l’abbattimento di n 6 alberi d’alto fusto oltre ad alcuni piccoli soggetti in larga parte già morti, la potatura e messa in sicurezza di n 10 alberi d’alto fusto posti ai perimetri e l’eliminazione di arbusti invasivi su di una fascia di circa 3 metri dai perimetri. compreso smaltimento del materiale di risulta per l’importo di Euro 9.148,01 (Euro 8.648,01 a base d’asta + Euro 500,00 per oneri della sicurezza) oltre IVA 22% per un totale così di Euro 11.160,57".
In questo caso lo si fa in casa d'altri non essendo, ancora, il Palazzo proprietario dei beni, ma si comporta come lo fosse, accampando una giustificazione che tale non è. Può darsi che quanto scrive il noto perito Cavagliotti sia fondato, ma il fatto sta che se si va avanti così, alla fine del tempo di questo Governo, la cittadella sarà un deserto, in piena controtendenza con quello che tutti dicono si dovrebbe fare. Comunque mentre gli abbattimenti sono certi, molto incerti sono i reimpianti: quasi tutti falliti sono stati quelli fatti al posto dell'abbattimento dei faggi di Levo, mentre nei viali spogliati, manco ci hanno provato. Non si capisce cosa aspettino, forse pensano che le piante non impieghino un po' di anni a crescere. Magari demanderanno tutto a qualche misterioso piano del verde urbano; un po' come il piano per la viabilità, un modo per rinviare e non fare. In albo vediamo un aggiornamento del contratto di manutenzione del verde urbano: tra nuove spese per fiori e fiorellini, vediamo che si prevede di piantare un solo nuovo albero. Il conto non torna, il saldo è pesantemente in rosso, ma tantè, così è.

sabato 26 novembre 2022

CONSIGLIO: VOCI AGGIUNTE



CITTA’ DI STRESA

I L S I N D A C O  D I S P ON E 

di integrare l’Ordine del Giorno del CONSIGLIO COMUNALE del giorno di Martedì 29/11/2022 ore 18.00 presso Palazzo Comunale – Sala Canonica (prot. n. 21920 del 24/11/2022) con le seguenti 

V O C I A G G I U N T E 

4. – Gruppo Consiliare Grande Stresa - Mozione: “ aumento importo indennità mensili Sindaco e Giunta“  

5.- Consigliere indipendente Tommaso Coppini Interpellanza – “ Lungolago dimenticato. Le piccole cose sono responsabili di grandi cambiamenti “ 

 IL SINDACO 

venerdì 25 novembre 2022

CONSIGLIO BREVISSIMO




Convocazione straordinaria del Consiglio Comunale.
 I L S I N D A C O
 D I S P ON E 
di convocare il CONSIGLIO COMUNALE in sessione straordinaria – seduta di 1° convocazione per il giorno Martedì 29 novembre 2022 ore 18.00 presso Palazzo Comunale Sala Canonica e, qualora non si raggiunga il numero legale in 1° convocazione, in sessione straordinaria seduta di 2° convocazione, per il giorno Martedì 29 novembre 2022 ore 19.00 presso Palazzo Comunale Sala Canonica Per deliberare il seguente 
O R D I N E D E L G I O R N O 
 1. A.T.O. approvazione e sottoscrizione della convenzione di cooperazione regolante i rapporti tra gli enti locali ricadenti nell’ambito territoriale ottimale n. 1 “verbano cusio ossola e pianura novarese “per l’organizzazione del servizio idrico integrato 
2. Esame ed approvazione 13.ma variazione al bilancio di previsione 2022/2024 (assestamento finale) 
3. Esame ed approvazione modifica al Regolamento di Economato e di cassa 
IL SINDACO (Marcella Severino) 

martedì 22 novembre 2022

PALAZZO NEWS:

 


Dal Palazzo, avaro di notizie, ogni tanto esce qualche cosa. Tutti si aspettano una sorpresa che, in qualche modo, dopo l'ubriacatura estiva, riempia quelle che saranno le lunghe giornate della morta stagione, giostre e luminarie a parte. In effetti, con persino sospetta celerità, l'atto è del 20 ottobre scorso, il banditore elettronico ci comunica l' avvenuta ennesima monetizzazione di aree a standard parcheggi pubblici; quell'altra, e qui è il ritardo ad essere sospetto non la celerità, l' aspettiamo ancora di conoscere: quella per l'Archistar, se non si fosse capito il riferimento. Il problema sta però nel fatto che non trattasi di una sorpresa, ma di una conferma. Già il Borgomastro era stato generoso nelle monetizzazioni di aree standard: quella dell'ampliamento del Grand Hotel, tanto per non far nomi, aveva fatto scuola ; non parliamo del precedente Alcade che l'aveva assunta come tratto normativo esemplare della sua visione urbanistica lungimirante e post moderna; non diversamente è orientato quel che rimane dell'attuale Governo che sembra deciso a fare un copia e incolla dell'operato dei vituperati predecessori. Il caso si riferisce, guarda caso se non mi scappasse la ripetizione, alla trasformazione e ampliamento, a fini ricettivi alberghieri, dell'edificio posto all'incrocio tra via Prini e via Mainardi, proprietà Astoria, tanto per orientarci. Orbene, non sarà grande cosa, ma in un paese dove la ricerca di un posto auto è un problema, anche questo è significativo. Comunque passi pure questa monetizzazione, sperando che non sia fatta a valori 2006, la data del regolamento, perché sarebbe uno sconto, anzi una svendita di fine stagione, ma affermare che si concede perché non c'è spazio, mentre lo spazio c'é e allora si scrive che lo spazio è pertinenza dell'albergo ad uso parcheggio autobus, così mostrando di non sapere neppure che cosa sia una pertinenza nel codice civile... beh, abbiamo capito: 43 mila euro subito e via andare, se poi per fare lo stesso parcheggio altrove ce ne vorranno 400 mila (vedi parking Lido), nessuno ci farà caso, importante è non disturbare . Da ultimo una domanda per addetti ai lavori: l'articolo 2.8 prescrive l'obbligo di dedicare il 30 % della supefice a verde. Ma dove lo metteranno ? Sul tetto ? O sottoterra ?

mercoledì 9 novembre 2022

FUNIVIA: DUE VERSIONI DEL FATTO.

 

La pagina regionale di ieri della" Repubblica" riporta la notizia, gia oggetto del nostro precedente post riguardo la richiesta di soldi da parte dell'indagato nei confronti del Palazzo cittadino. C'è però una differenza sostanziale tra quanto afferma il Palazzo nella decisione del suo Governo di costituirsi nel giudizio promosso dall'Indagato e quello che l'articolo, che sopra riporto, scrive. La fonte di questa informazione sarebbe lo stesso avvocato dell'indagato, il quale sembra affermi che la richiesta di moneta non sia limitata alla somma riferita all'anno 2020, ma bensì all'intero contributo in conto gestione che il Palazzo, allora retto da Cannio, si era impegnato a cacciare a favore dell'attuale imputato, così che alla fine, quest'ultimo non rischiasse neanche un euro. Ci mancherebbe dunque circa un milioncino che, sembra, l'indagato pretenda in anticipo, temendo l'insolvenza del debitore, cioè il Palazzo. Ben vero che neppure il legale sembra molto convinto della fondatezza di tale assurda richiesta, ma tantè varrebbe provarci. Questo almeno a leggere l'articolo di fonte Ansa. Certo che se così fosse non si comprenderebbe più il contenuto della delibera che abbiamo menzionato e ci sarebbe un colossale fraitendimento. Non mi stupirei più di tanto, inviterei però il legale di fiducia del Comune a rivedere l'importo della sua parcella, aggiungendoci una zero e il Palazzo ha fare una straordinaria variazione di bilancio per trovare una montagna di soldi. Siamo certi che la sempre attenta opposizione consiliare, otterrà in aula i dovuti chiarimenti sul caso.

domenica 6 novembre 2022

FUNIVIA: NON SI BADA A SPESE





Non nuovo a contenziosi, anche decennali, il Palazzo si trova a contrastare la controffensiva giudiziaria dell'indagato, già concessionario della fu funivia Stresa Mottarone, già ferrovia in concessione. L'oggetto del contendere sono, come spesso avviene, anzi quasi sempre, i soldi, in particolare, nel caso in specie, la questione riguarda il gruzzolo che, generosamente, il governo Cannio aveva, a suo tempo, promesso di elargire ogni anno e sino al termine della durata della concessione, a prescindere dagli andamenti di bilancio, così che lo sfortunato mal capitato potesse recuperare tutti quanti i soldi che andava raccontando aveva anticipato. Versione quest'ultima molto generosa e fuorviante, ma che nessuno sembra abbia voglia di contestare. Comunque sia andata, l'oggetto del contendere sono i 143 mila euro e rotti che, a valere sull'esercizio 2020, quello del covid per intenderci, l'attuale governo aveva pensato di congelare in attesa non si sa di che cosa. Fatto è che l'indagato pretende di averli, visto che non sono riferiti all'anno criminis e, a tal scopo, ha citato in giudizio il Palazzo, essendo andati, presumo, a vuoto, i tentativi di averli con le buone. Non entriamo nel merito della questione, non abbiamo tutti gli elementi, d'altra parte i giudici servono quando le parti non vanno d'accordo, altrimenti che ci starebbero a fare ? Comunque, il Palazzo è stato pronto a raccogliere la sfida e a difendere il gruzzolo tanto che il Governo, ancora in carica, ha autorizzato la costituzione in giudizio e ci ha messo un legale che, è notorio, in questi casi, essere di fiducia. Bisogna dire che il Governo sembra proprio deciso a resistere, tanto da non badare a spese: 23 mila euro + un 15% per altro, ma che il governo dimentica poi di scrivere in fondo al proprio atto , + un altro 4% per la cassa avvocati + il 22 per iva su tutto e dulcis in fundo, un mille euro per arrotondare un po'. Insomma, alla fine, mal contati saranno quasi 35 mila euro, sia che si perda che si vinca. Una piccola fortuna per lo sventurato legale, sperando che si attestino sui 25 mila se una certa evenienza processuale non si dovesse avverare e speriamo ancora, sempre per noi, che poi la vinca con spese a carico dell'attore del processo, con qualche difficoltà, immaginiamo, a farsi rimborsare dall'attuale indagato, la cui società sarà a quel tempo caduta in profondo rosso. Nessun problema invece se a perdere sarà il Palazzo, in questo caso 90/100, il soccombente pagherà le sue spese, in tutto o in parte quelle dell'indagato e gli darà i 143 mila euro, prudentemente accantonati. Non c'è male.