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martedì 2 novembre 2021

IL PIFFERAIO MAGICO

 


La favola è nota: allontanati i ratti dal borgo, non ricevendo il compenso concordato, il pifferario si vendica attirando dietro il suono del suo strumento tutti i bimbi del medesimo borgo che vengono sottratti ai loro genitori. Che c'entra dunque questa favola con le vicende del nostro piccolo borgo ? C'entra nella misura in cui, magari, qualcuno fa un po' come quel pifferaio che riusciva ad attirare dietro il suono di un piffero tutti quelli che voleva. Fatta questa premessa di letteratura per l'infanzia, si può passare ai fatti concreti che interessano la vita del borgo e, venendo al sodo, parliamo della irrisolta vicenda della ristrutturazione della villa Ostini. In apparenza una cosa che non avrebbe dovuto creare alcun problema in quanto il piano regolatore già regolava, appunto, che cosa l'attuatore avrebbe dovuto fare per assolvere, o meglio per risolvere, la parte pubblica di quell'intervento: una tratta di marciapiede, e sin qui nulla questio, e una quarantita di posti auto da cedere al Comune, vuoi in superficie, vuoi sotto la superficie. Se questi erano, come erano, i termini della questione, dove stava il problema in una cittadella dove se c'è qualche cosa che manca, oltre al resto naturalmente, sono proprio i parcheggi ? Il problema, come sempre, sta nella testa dei suoi amministratori che, governando il Borgomastro, sollevarono obiezioni, ne abbiamo già parlato, e tanto obbiettarono che, pur avendo dato il via libera alla ristrutturazione della parte privata, non erano riusciti a dare una soluzione alla parte pubblica, differendola sine die. Già, ma se la soluzione l'aveva data il PRGC, che, sino a contraria prova, è legge locale, cosa mai c'era da soluzionare e differire ? Nulla, salvo che, già allora, la squadra delo Borgomastro avesse incominciato a sentire, in lontananza, il suono di un piffero. Comunque sia andata, poi, come sappiamo, il Borgomastro era uscito di scena senza soluzionare proprio niente e aveva lasciato il passivo ereditario al suo successore. Buon senso, logica, ma anche e sopratutto norma, avrebbero, non dico consigliato, dico imposto, di rivedere la non scelta del Borgomastro e tornare sui passi del piano regolatore.Tra parentesi, la cittadinanza dovrebbe imporne il rispetto, altro che ascoltare il suono del piffero. Il fatto però è che dopo 13 o 14 mesi dalla apertura del testamento, la soluzione non solo non torna sulla retta via, ma si allontana e la causa sembra proprio questo suono magico dietro il quale un po' tutti si stanno incantando, cercando soluzioni altrove che soluzioni non sono, mentre il pifferaio si sollazza come mai avrebbe immaginato.

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