
Il delitto, anzi
più d’uno, era accaduto nel Palazzo dove qualcuno, un po’ infedele, a legger le sentenze compilava le
buste delle offerte, poi cambiava la casacca e faceva il giudice di gara dove
apriva le offerte da lui, per conto d’altri, formulate. La giustizia comunque aveva
fatto la sua parte, qualcuno patteggiava, qualcun’ altro condannava. Così almeno
pur pareva e come recita la norma, i mercanti dovevano esser scacciati, per
almeno 5 anni, fuor dal tempio a pedate nel sedere. Il condannato da un po’ se
n’è già andato, diversa sorte, invece, sembra
esser toccata a quelli che fecero ricorso a patteggiare che, sembra di capire, ricorrendo
alla italica furbizia, avrebbero, anzi hanno, questo è certo, affittato le
aziende alle consorti e loro, immacolati, vanno avanti come prima e forse più di prima;
partecipano alle gare le consorti e quando se le aggiudicano firmano il
contratto con quelli del Palazzo, facendo affari, appunto, come prima. Di questo
andazzo, per il vero, se ne sarebbe accorto anche il governo centrale di Palazzo
che rimetteva la questione nelle mani del già noto, ormai, Pafundi. Costui, bisogna dirlo, è stato chiaro, più che
chiaro; il rimedio è stato un sotterfugio assai vietato, bisogna, è anche
sempre vero, verificare un po’di cose, ma sembra proprio che, in questo caso, sia
vietato; così recita Pafundi, ma non lui solo, nel parere formulato e consegnato. Di questo bel parere
prendiamo dunque atto perché, intanto, le cose sono fatte ed i mercanti se ne stanno
ancor nel tempio indisturbati. Culpa dunque in eligendo o forse culpa in
vigilando, chi lo sa ?
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