
Ne parlò Canio, era nostra la richiesta, era soltanto la
data dell’ultimo Consiglio, Lui Canio c’era a quell’incontro combinato per
trovar la soluzione a quell’impianto che va a fune. Ci disse che l’accordo pure
c’era: 70 lo metteva la Regione e 30 lo trovava il “territorio”. Richiesto di
chiarir qual fosse la somma in assoluto, ci rispose; richiesto di chiarir chi
fosse il “territorio”, si disse certo che c’era da aprir un poco il portafoglio.
Non passan forse dieci giorni ed il quadro cambia un’altra volta, non solo
sembra quindi che ci sia, soltanto, da aprir un poco il portafoglio, ma ora è
una rapina: tutta la borsa, oppure si prendono la vita. Certo ci lasciano il
catorcio, dismessoci magari, grazie, a costo zero. Questa è dunque l’aria che
ora si respira, l’aria che fa capir che non c’è più un euro, o meglio che quei
pochi ancor che son rimasti, son così tanto contesi che se qualcuno oggi li
promette, domani un altro già li ha spesi. Se i soldi dunque non ci sono, la credibilità
di chi governa, se mai c’è stata, ormai vale uno zero. In questo quadro
desolante, soltanto l’ultimo di una ormai più lunga serie, la città fa
l’invitata alle riunioni, ascolta, parla, tace, torna a casa, ma è senza voce, o
meglio, lì non ha più voce e poi delle due l’una: o è tutta una congiura o il
nostro valore negoziale è sotto la soglia dello zero. Ormai arrivati, almeno
fossero arrivati, ben oltre il tempo massimo concesso, ora non c’è la soluzione;
certo si può sempre fare una questua e una colletta, un banco di beneficenza o
anche accreditar con un messaggio un paio d’euro da ciascuno, ma a parte che
credo abbiam già dato, lasciamo che sia chi ci governa capace a trovar la
soluzione, sarebbe il suo mestiere, diversamente appunto che cambi quel
mestiere.
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