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martedì 24 marzo 2020

CRONACA NERA LOCALE



Riceviamo la richiesta di pubblicare questa storia. La vittima ci ha garantito la veridicità del racconto e ci ha prodotto la documentazione che la prova. A questo punto abbiamo accettato di pubblicarla, anche a garanzia e tutela di tutta la clientela delle banche. Non abbiamo però ritenuto pubblicare il nome della banca coinvolta. E' una decisione provvisoria che però, ove nei prossimi giorni la banca dovesse persistere nelle sue decizioni, saremmo costretti a farlo, non fosse altro per non coivolgere nel sospetto tutti gli isitituti bancari, anche quelli corretti e che potrebbero ricevere un danno dalla divulgazione di questa vicenda che invece non li vede coinvolti. Invitiamo i nostri lettori a diffondere sulla rete dei social questa storia, perchè riteniamo che la pubblicazione e la trasparenza sia un modo per convincere le banche a smetterla di rovinare la gente.

Vi racconto questa storia: ogni riferimento a fatti e persone non è affatto casuale, tutto è perfettamente vero ed è successo molto vicino a noi. Inizio il racconto:
Tra l'ottobre e il novembre dello scorso anno ad una persona normale che molti di noi conoscono, gli viene sottratta l’identità. Come ciò abbia potuto succedere non lo si è capito. Tracce nel suo P.C. non se ne sono rinvenute, e-mail strane non erano arrivate; sta di fatto che una banda criminale è riuscita ad associare il suo numero di cellulare con i suoi dati anagrafici e un componente la banda si è presentato, con un documento di identità falso, ad un negozio Vodafone di Caserta. Il negozio gli ha venduto una nuova scheda SIM. Non appena questa scheda é stata inserita in un smartphone, il cellulare del nostro personaggio ha smesso di funzionare. Passati alcuni giorni senza che il cellulare si potesse riattivare, il protagonista della nostra storia si presenta ad un negozio Vodafone. Qui suppongono che la scheda si sia smagnetizzata e gliene vendono una nuova. Tutto ok, il cellulare riprende a funzionare, ma dopo un paio di giorni va di nuovo in tilt. Era successo che, nuovamente, qualcuno si era presentato al medesimo negozio Vodafone di Caserta per acquistare una nuova Sim. Una volta acquistata si era inserito nuovamente nel numero di telefono del nostro ignaro protagonista. Non rimaneva che tornare alla Vodafone per capire cosa mai fosse successo. Ma alla Vodafone non è che stavano capendo molto. Uno gli dice che la colpa è del cellulare non della SIM e dunque che lo cambiasse. Rassegnato, sempre il nostro sfortunato protagonista, torna a casa e fatte alcune verifiche accerta che il suo smarphone funziona benissimo inserendo una scheda associata ad un altro numero, mentre non funziona affatto quando la scheda è quella del suo numero. A questo punto visita diversi negozi Vodafone. Finalmente qualcuno gli dice che c’è uno strano problema, cioè il numero della scheda installata non coincide con il numero che l’operatore Vodafone vede a video. Stranissimo, mai successo, torni al primo negozio gli dice e, così non paga un’altra volta, si faccia cambiare ancora la scheda. Un po’ stufo, ma obbligato, il protagonista ritorna alla prima Vodafone, racconta la storia e gli dicono che quelli dell’altra Vodafone non capiscono niente. Lui insiste e allora dopo ancora qualche insistenza, con grande meraviglia, gli dicono che è vero, che è capitata una roba stranissima, mai vista prima, e che quindi é meglio cambiare la Sim. Va bene, sfinito cambia la Sim, almeno non paga un’altra volta e dopo una mezzoretta il cellulare ritornerà a funzionare. Passerà circa una settimana e sulla strada di ritorno dalla Francia dove aveva passato qualche ignara giornata, il protagonista sta chiamando con il cellulare, ma il cellulare salta un’altra volta. Lo saprà dopo, ma proprio in quel momento nel medesimo negozio Vodafone di Caserta viene venduta, per la terza volta, una Sim associata al proprio numero di cellulare. Tornato a casa non sa più cosa fare, ma la soluzione arriva dalla banca presso la quale ha il proprio conto corrente. Un messaggio di posta elettronica lo avverte di contattare subito la banca stessa perché c’è un serio problema. Da lì a breve viene a conoscenza che ignoti sono penetrati nel proprio home banking e hanno svaligiato, con la ripetuta emissione di bonifici destinati ad un conto postale della provincia di Caserta, i 2 conti correnti presenti nel suo home banking: il proprio e quello da lui gestito con delega di un suo familiare. Tralascio l’importo dei prelievi, comunque un totale a 5 zeri. La Banca, poverina, è premurosa, gli fa fare la denuncia querela e qui lui scopre tutta la sequenza degli acquisti delle Sim, poi gli fa firmare la dichiarazione di disconoscimento dei bonifici. Gli da anche una buona notizia, uno dei bonifici è stato intercettato in tempo utile, è ancora su un conto postale e questi soldi torneranno tutti o quasi, a casa. Degli altri purtroppo non c’è più traccia, i conti postali sono stati svuotati subito e bene, ma tranquillo, la banca rimborsa. In effetti gli fanno sottoscrivere una specie di contratto dove sta scritto che la banca rimborsa subito le somme sottratte. C’è però anche una clausola, una riserva che dice che se entro la data del 11 marzo successivo, la banca dimostrasse che i bonifici invece erano stati autorizzati, in tal caso avrebbe il diritto di riprendersi i soldi rimborsati. Giusto per non sbagliare, il nostro protagonista rimborsato, chiederà da lì a poco alla banca le ragioni per le quali gli allarmi della sicurezza bancaria non erano scattati in tempo utile , ma solo molto tardivamente. 17/10-06/011 il periodo entro il quale i criminali hanno operato, 6 sim sostituite, un hardware diverso dall’abituale utilizzato, una carta di credito di un conto intestato a persona residente in loco fattasi rilasciare all’indirizzo di via Victor Ugo 21 di Casal di Principe (andatela a vedere su maps e capirete) 7 bonifici effettuati con importi quasi tutti sopra la soglia della legge sull’antiriciclaggio, un’operatività del conto assolutamente anomala rispetto alla media, un nuovo indirizzo di posta elettronica comunicato alla banca. Purtroppo la banca,a distanza di tempo non ha ancora risposto, ma l’ultimo giorno utile previsto dal contratto di rimborso ha mandato una letterina. Sta scritto che, effettuate le verifiche, non risulta imputabile alla banca alcunché per quanto accaduto e quindi, dispiaciuta per l’accaduto medesimo, si riprende i soldi del cliente. Così ha fatto, probabilmente un’appropriazione indebita, considerato che dal settembre dello scorso hanno vi è una legge che, a tutela del cliente, impone alle banche, in tali casi, un ben diverso comportamento. Si chiama l’inversione dell’onere della prova, ma il potere bancario sta sopra la legge.
Occhio quindi che se avete un conto, una home banking, una app del conto sul cellulare, se qualcuno prende la vostra identità ve lo svuota, la banca manco se ne accorge, poi fa finta di rimborsarvi e alla fine si riprende i vostri soldi, magari con gli interessi del 20,5% annuo se non ne trova abbastanza.

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