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sabato 7 marzo 2020

URBANISTICA SMART








Oggi ci tocca dare un'occhiata ad una delle ultime, se non in ordine di tempo, certamente di conoscenza, operazioni urbanistiche compiute dal locale governo a guida Borgomastro. Ce ne saremmo dovuti occupare molto tempo prima, ma il proverbiale ritardo con cui gli atti vengono messi a disposizione del popolo, non ci hanno consentito di farlo. Lo facciamo adesso a cantieri aperti a tutto regime. Per verità non è neppure vero che prima di oggi non ce ne siamo occupati; a suo tempo avevamo prodotto le nostre e non solo nostre osservazioni che, a dispetto di quanto scrivono il Borgomastro e soci nelle loro decisioni di governo, nella sostanza non sono state prese in pressochè alcuna considerazione. Pazienza, siamo in buona compagnia. Ma andiamo al sodo, cioé a quel piano urbanistico esecutivo, così si chiama, che avrebbe dovuto accompagnare l'ampliamento in corso del Grand Hotel Borromee.Un affare consistente, mica quattro soldi, molti milioni di euro che andranno ad arricchire l'offerta di alta gamma che la Perla Alberghiera presenta alla sua utenza. Molto bene; ma quali erano le condizioni a cui la legge urbanistica locale, seppur nata in tempi sospetti, subordinava questo affare ? La stesura e l'attuazione appunto di un piano esecutivo che, insieme alla città privata vedesse crescere anche la città pubblica. La legge locale sarà pur stata emanata in tempi sospetti e a colpi di provate consistenti mazzette ( tutti, o quasi,  dovrebbero ricordarselo molto bene anche se non ci pare, salvo errore nostro, che in questo specifico caso ne fossero corse), ma almeno in punto era onesta, cioè demandava al privato l'onere di concorrere alla formazione di quella città pubblica entro la quale la città privata voleva crescere ancora. Il seguito di questo post dimostrerà invece che l'operato del Governo Borgomastro e soci ha inteso smontare quello che di buono la legge locale conteneva, smantellando, è proprio il caso di dirlo, pezzo a pezzo, la costruzione della città pubblica che avrebbe dovuto crescere insieme a quella privata. Andiamo dunque per ordine, ricordando però che questa sistematica operazione di smantellamento è in corso da tempo, non è certo un'invenzione di questo Governo, ma aveva già visto all'opera Canio durante la sventurata " Zanetta" ,ed aveva avuto, prima e durante lui, illustri esempi, vedi Palma I e Palma II e Lasio, vedi Bristol risalendo un po' nel tempo, ed è continuata nel dopo Canio con l'operazione" Gabbiola", quella "Ostini", le varie operazioni conclusive di Villa Aminta, sino ad approdare a quest'ultima oggetto del nostro focus odierno. Una persino ingenua volontà di far cassa, di monetizzare, come in linguaggio un po' più tecnico correttamente si dice, tutto quanto possibile ed impossibile, illusoriamente pensando di costruire una città pubblica a loro immagine e somiglianza, ma che nessuno conosce, in realtà rinviando all'infinito decisioni già scritte e sovvertendo il Piano Regolatore che viene azzerato nelle sue previsioni pubbliche. Non c'è che dire; immaginare il Borgomastro diventato urbanista per caso e un Professore emerito insignito di laurea ad honorem impegnati in questa operazione non fa ridere, fa piangere. Ma come è possibile che questa operazione di smantellamento sia stata e sia in corso nonostante la legge vigente? E' quello che cercherò di spiegare con un po' di pazienza per chi legge, proprio con riferimento all'ultima operazione, quella del Grand Hotel. Incominciamo: ma questo ve lo spiego la prossima volta.

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