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martedì 28 dicembre 2021

REPORT RACCONTA

 Ecco la storia della funivia del Mottarone

 Dopo gli annunci, già da tempo conosciuti, ieri sera è andata in onda la ricostruzione inchiesta del disastroso incidente della funivia. Tanti sono stati quelli che Walter Molino ha ascoltato e registrato nelle sue trasferte locali, e le loro dichiarazioni, sebbene a volte sussurrate già prima di ieri sera, ora hanno un nome e un cognome. Il servizio, in parte, sarà divisivo e susciterà opposte reazioni, ma nessuno potrà e dovrà prendersela, più di tanto, con chi ci ha messo la faccia e si è assunto la responsabilità di quello che ha detto. Andiamo però un poco per ordine e vediamo che cosa è successo. Lo scenario del disastro è quello che già tutti noi, ma non siamo la generalità dei telespettatori, conoscevamo e, a parte quel "tutti sapevano" che deve essere riferito agli"addetti ai lavori" e non certo alla totalità della comunità, il servizio non poteva togliere o aggiungere più di tanto e così è stato. Ma il quadro vero della vicenda viene fuori, passo passo, con le interviste ai singoli personaggi che dell'intera vicenda: dal lungo travaglio del bando di gara sino all'epilogo tragico, sono stati co-protagonisti o spettatori. Che il clima all'interno della funivia non fosse proprio idilliaco ce lo raccontano dipendenti ed ex dipendenti, quando i ripetuti guasti al sistema rivelavano come il tema della sicurezza non fosse proprio quello in primo piano, così come il tema della correttezza fiscale che faceva nascondere il numero degli accessi tutte le volte che si poteva. Tema il primo che ha portato alla tragedia e tema il secondo che ha portato a stilare un bando prendendo per buoni dati fasulli. Ora, fermandoci qui, già capiamo come il ruolo del Capo Servizio dovesse essere cruciale, longa manus della proprietà, faceva di tutto per " garantire " il funzionamento del sistema, sino a toglierne i freni. Inoltre si comprende appieno la richiesta del Nerini a che venisse abolita dal bando la clausola sociale così che potesse allontanare senza problema i dipendenti più fastidiosi. Richiesta accolta da Cannio, che lo confessa, dimostrando, con quella frase con cui ricorda che la questione in fondo riguardava soltanto una decina di persone, di avere pochissima memoria e una grande capacità di rimozione del suo vissuto personale e familiare. interessanti le dichiarazioni del Nerini che rivendica il diritto a che il Comune gli dovesse rimborsare i soldi che, lui dice, ci aveva messo nella manutenzione dell'impianto, così come interessante la dichiarazione circa l'autenticità dei suoi bilanci pieni di utili dove dice : " si scrivono tante cose" . Quanto invece alla prima delle due affermazioni , i conti sono presto fatti e , più o meno li ho raccontati nel mio pezzo di intervista: 4.106.000,00 euro è stato il costo della manutenzione: 1.750.000,00 li ha messi in capitale la Regione, 2.000.000,00 in 13 annii il Comune, 390.000,00 li regala, sempre il Comune in cessione di affitti., il totale è 4.140.000,00, infatti si devono pagare anche gli interessi. Nell'intervista, Canio incespica un poco sulla questione dei suoi rapporti con Nerini, quasi lo incontrasse solo per caso, mentre posso affermare perché lo vedevo, Nerini nel periodo cruciale era una presenza costante nell'anticamera del Sindaco e alla fine un milione in più senza condizioni lo abbiamo visto spuntare e la clausola sociale scomparire, ma Canio, lo confessa, era messo alle strette: "o io o nessuno" , chissà perchè ? E così ha dovuto cedere. Col senno di poi meglio nessuno , proprio come siamo messi adesso. Penose le dichiarazioni dei controllori: quell'ingegnere Ustif ex insegnante che ci racconta che per 1.500,00 euro al mese un ingegnere non lo si trova , ma lui ha lasciato l'insegnamento per un ruolo di grande responsabilità, evidentemente non sono solo 1.500,00, altrimenti chi glielo ha fatto fare, o a chi la fa credere. Penso che avrebbe fatto meglio a rimanere ad insegnare. Il doppio ruolo dell'ingegner Perocchio: un'altra cosa che sembra fatta apposta e non per caso e che, semmai, non avrebbe dovuto lasciare tranquillo Nerini, come invece racconta , ignorando o fingendo di ignorare che, in fondo, il contratto di manutenzione con la Leitner, sarà stato anche fatto con la formula casco, ma era lui che avrebbe dovuto presidiarlo e garantirsi che venisse rispettato: in fondo lo pagava con i suoi, pardon, nostri soldi. La rivista dei personaggi e delle persone che sfilano davanti al microfono di Walter Molino, è stata lunga, interessante e sarà pure divisiva. Alla fine ci rimane l'espressione del Sindaco, divisa un po' tra l'imbarazzo e l'ingenuità, davanti alla domanda, senza risposta, sul come mai, alla fine, la funivia finiva sempre nelle mani del solito personaggio. Un po' lo abbiamo capito.

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