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lunedì 7 marzo 2011

Il piano di città: ma dov’è?


Doveva essere gennaio, poi è passato anche febbraio, adesso è marzo, c’è carnevale, mica se ne parla, però lo aveva promesso il Professore, di far vedere ad un Consiglio, anche riunito in modo un po’ informale, quattro fogli o poco più. Manco quelli dunque sino adesso e chissà ancora quanto tempo ci vorrà ? Era quasi la fine del 2009 e Canio chiedeva già l’ok in “conferenza” perché, diceva:“ ci sono le elezioni” e quindi aveva fretta, ma di li a poco venne la doccia troppo fredda che bocciò quel piano che aveva presentato. Certo che Canio se lo meritava un bel castigo, aveva buttato giù tutti i paletti che aveva finto di piantare e aveva aperto le porte e le finestre per fare entrate tutte le richieste e per fare uscire tutte le promesse. Come  apprendisti, senza troppa  arte e senza troppa  parte, l’avevano data quasi per fatta  e quando la botta gli arrivò, come un po’ fanno gli struzzi, misero tutto sotto il silenzio elettorale. Svegliatisi da un sogno, per loro, troppo brutto, affidarono il compito al decano Professore e, un’altra volta, a raccontarci che qualche piccolo ritocco e tutto tornava messo a posto, cose da nulla, infatti non c’è nulla.  Dopo la grande bocciatura sembra, per vero, che il problema sia quello di usare non solo un po' le forbici, ma forse anche la scure, per sfoltire, con una robusta potatura, tutta quella selva di domande a costruire che, leggendo l'accativante  manifesto dell’invito, troppi corsero a  richiedere e come sempre accade, chi togliere o chi invece lasciare fa gli amici litigare. Che poi vi sia anche un’idea un poco anche precisa su quale sia il piano di città  da perseguire, anche qui un po’ di dubbi noi li avremmo. Come però si dice: nemo profeta in patria est e quindi è troppo facile pensare che, tra una cosa e l’altra ancora, questa storia andrà sino alle prossime elezioni, per diventare,  un’altra volta, cosa urgente per chi sarà di turno quella volta.
Noi comunque, ufficialmente inascoltati, qualche consiglio pur lo abbiamo dato e l’unica speranza, se così si può chiamare, è che il Professore delegato è sempre molto attento  ad ascoltare quando , una volta ogni stagione, ci lasciano parlare.           

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