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sabato 4 luglio 2015

LA BEFFA


 
 
La storia era nell'aria, aprile era passato, in Consiglio nulla era arrivato e di quella passeggiata sbandierata manco l'ombra. Ora si scopre che negli atti segretati ci sta una letterina, arrivata non si sa, con cui si dice che la voglia e l'interesse ormai è passato, per cui non avrà difficoltà il Palazzo ad accettare di cancellare anche ogni impegno. I soldi dovuti, promessi e sottoscritti non ci sono, cancelli pure il Palazzo anche i diritti assegnati a edificare e, amici come prima, abbiam scherzato. Di questo, per ora, il nuovo Borgomastro non ne parla, interviste alla Stampa non ne ha date, il Consiglio come sempre è l'ultimo informato, ma questa è la notizia che vi diamo: Villa Aminta quei soldi contenuti nell'accordo da Canio sbandierato, non li da e l'opera promessa non la fa. Trascorsi sei anni dall'intesa, concessa ogni proroga richiesta, finito che è ormai il tempo previsto per fare quel tratto di strada pedonale lungo il lago, arriva o meglio non arriva, ma esiste la notizia che ha chiesto, gentilmente, di cancellare tutto e buona notte. La palla ora è a Bottini; il nuovo Borgomastro, per ora, dunque non ne parla, la prova se ha le palle o conta solo balle è questa qui. Tre son le soluzioni: la prima è la più seria, in punto di diritto non fa nessuna piega; c'è un contratto che impegna anche le parti, non è prevista alcuna clausola che consenta il suo recesso, semmai giusto il contrario; una garanzia bancaria è accesa e se Villa Aminta non adempie è il Palazzo che escute quel denaro e fa le opere. Un'altra soluzione è la men seria, anzi non è seria; si obbedisce e si accetta tutto quanto viene chiesto, scusandosi per il disturbo che è stato ad altrui anche arrecato e se avessero mai nuove richieste che pure le presentino che saranno presto soddisfatte. La terza soluzione è il compromesso, cioè a dire una qualche via di mezzo. Rinuncia Villa Aminta a quei diritti a edificare, rinuncia anche il Palazzo a veder fare, ma poiché nessuna colpa è del Palazzo che se avesse incassato quei denari, col fischio che oggi sarebber rimborsati, occorre pertanto individuare una penale con cui Villa Aminta comunque paghi un prezzo del suo gesto, ad esempio conceda comunque le aree necessarie, versi 6 anni di interessi sui capitali non versati, trasferisca i progetti già redatti e via così. Il quadro possibile e impossibile è dunque questo qua; il passivo ereditario che Canio ci ha lasciato è pure questo qua; si pagano così 6 anni di consensi a ogni richiesta, si abbassa sempre più la testa davanti a ogni padrone e poi … e poi è il popolo elettore quello che, alla fine, è sempre l'ingannato, ma come abbiamo visto non sembra poi che sia quello che si senta essere fregato, comunque la parola ora è al Borgomastro.
 

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