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lunedì 11 aprile 2016

CORSO AVANZATO

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Sfruttando l'intervallo del Consiglio che oramai si prolunga come ai tempi dell' Alcade, proseguiamo le lezioni incominciate. Oggi il tema è interessante; non è certo una grande novità, ma si presta molto bene per spiegare tante cose. Tanto è ricco questo esempio che potrebbe, anche da solo, fare un corso monografico su di un tema che ci parla dei ritardi e degli sprechi che si fanno per non far le opere pubbliche. Il porto dunque è il nostro tema; ormai in vista del traguardo, son passati, quanto al tempo, ben tre lustri; quanto ai soldi, raddoppiati. Iniziamo da principio: era notte, era circa mezzanotte e una giunta in cui sedeva pur Bottini, l'attuale Borgomastro, ce la mise tutta quanto per la scelta più sbagliata.Fu la madre di ogni sventura, conferire quell'incarico di progetto ad un uomo tanto inetto. Se si leggono ora gli atti, si capisce tutto quanto, si capisce che scartarono pure studi anche dotati, si capisce che la scelta non dipese dal curriculum, ma dipese da che altro non lo so... che dipese poi dal fatto che già fosse conosciuto, che vivesse qua vicino, stupidate come queste che il diritto non contempla, ma che, di fatto, poi contano. Si passava, proprio allora, dal regime della scelta fiduciaria a un regime della scelta meditata. Una soglia di valore per pagare il progettista era importante per la scelta del soggetto; sopra soglia era un sistema più severo, sotto soglia un sistema un po'più allegro. Loro scelsero il sistema più allegro, quello che, una volta conferito, sfondò subito la soglia, ma ormai era fatta. Le disgrazie del progetto sono note e conosciute. Non cresceva affatto il porto, le palancole non entravano; lo capiva anche un bambino che non avrebbero mai potuto bucare la roccia. Raccontarono una balla: la sorpresa geologica... Non vi era alcuna sorpresa; lo poi scrissero in perizia tanto chiaro due perite del Politecnico di Genova. Scrissero che il Geologo non era stato neppure capace a leggere correttamente i risultati delle sue indagini e che l'ingegnere progettista gli era andato dietro senza capire che le palancole lì non avrebbero mai potuto stare in piedi. Intanto però i due geni, il progettista e il geologo si erano dati da fare per cercare di aggiustare le cose. Avanti dunque con perizie suppletive, nuovi incarichi, magari neppure formalizzati, nuovi soldi con cui pagare quei due. Il progetto aveva infatti una voce che si chiamava . fondi a disposizione. Mi spiego, non è che potesse funzionare da bancomat, erano risorse accantonate per evenienze impreviste, comunque sempre soggette alle regole di contabilità pubbliche. Macché, alla fine prelevarono, responsabile il servizio tecnico, ben 80 mila euro, senza che nessuno lo avesse mai autorizzato e sempre per dare soldi aggiuntivi al progettista. Insomma, sbagliare un progetto si era rivelata una fortuna per quel progettista che, alla fine, o meglio non era proprio finito niente, se non il suo progetto andato nel cestino, gli venne detto che poteva essere libero e con quasi 300 mila euro in tasca, andarsene a casa. La liberatoria gliela diede il nostro vecchio Alcade, disse che era preoccupato per le condizioni psichiche del progettista e questa gli parve una buona ragione per riempirlo di soldi, scusarsi per il disturbo che gli aveva arrecato e salutarlo. Quindi, caricato di denaro oltre il dovuto, per grazia di un tecnico almeno distratto e liberato da ogni dovere da un Alcade efficiente e moderno, se ne tornò a casa guarito e contento. Poco importo che la legge, in casi come questi, dica tutt'altro e precisamente questo: hai sbagliato il progetto, adesso non ti pago, sta qui e lo rifai sin tanto che non lo fai giusto, poi vediamo cosa costerà di più e tu pagherai il maggior costo dall'averlo fatto bene dopo, piuttosto di quanto sarebbe costato fatto sin da subito. Chiaro ? Mi sembra di sì; una perizia fatta da docenti universitari aveva indicato quali fossero e di chi le responsabilità, non c'era ombra di dubbio che si dovesse procedere in quel senso, ma la legge è un optional. Se vuoi la usi, se no è lo stesso e l'Alcade pensò che fosse lo stesso. Meno su un punto, almeno parzialmente;quando scoprimmo, dopo un po' di anni, l'ammanco di 80 mila euro, gli venne comodo usarlo contro chi nel frattempo era diventato il suo "miglior" nemico, l'architetto del Comune, spedendo la notizia alla Corte dei Conti. Anche in questo caso venne utilizzata la regola più diffusa dentro le pubbliche amministrazione; " la legge si applica ai nemici e si interpreta per gli amici". Sin qui dunque la storia che intanto continuava; 15 anni sono tanti e lunghi a passare. La storia comunque fu un nuovo progetto con costi, naturalmente e vistosamente aumentati, un nuovo appalto, un bel contenzioso tra le imprese in gara , un risolversi il contenzioso a favore dell'impresa che il Comune aveva escluso, un nuovo tentativo di iniziare i lavori, ma un nuovo stop. L'impresa disse che quel progetto, il secondo, non andava bene, addirittura ineseguibile lo definì proprio l'avvocato del Comune, quindi... Probabilmente, arrivati a quel punto si darebbe dovuta rifare la gara un'altra volta, ma si inventarono tante e tali balle per giustificare che il tutto non era dipeso da errore, ma dal caso, che alla fine approvarono un nuovo progetto, naturalmente a costi cresciuti. Si era mangiato infatti tutto il ribasso d'asta e mancavano ancora altri 500 mila euro; pazienza a quel punto li abbiamo messi noi e buona notte e così siamo a 6 milioni, un po' più del doppio di quanto sarebbe dovuto costare 15 anni prima. Poi altre disgrazie, per carità di patria sorvoliamo e adesso siamo arrivati, forse, alla fine. Formuliamo quindi un augurio che vuole essere anche una pretesa: poiché, salvo imprevedibili imprevisti, toccherà all'attuale Borgomastro la fortuna di inaugurare l'opera, vorremmo che, portando lui un po' di responsabilità oggettiva e soggettiva del disastro che vi abbiamo raccontato, ci restituisse quel giorno, almeno gli 80 mila euro impunemente sottratti, gli altri, purtroppo non li vedremo mai.

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