
Quindi l’appuntamento sarà il ventotto, un giorno in mezzo a tante feste
che, per volontà assoluta di questo tale Canio, rovinerà tutte ste feste. Una
prova muscolare, una sfida messa in campo, l’arroganza che governa; la ragione,
la passione, anche soltanto un po’ il buon senso sono persi e lasciati abbandonati.
E’ il regalo di Natale che il gran capo vuol lasciare sotto l’albero addobbato,
ma è un regalo troppo amaro e che noi lo rifiutiamo. Qualche atto abbiamo letto;
è una sfilza di rifiuti, di rigetti, una sfida alla ragione e un ossequio, a
tutto campo, alle richieste messe in atto da Zanetta ed i suoi soci. Governare
è un’altra cosa, questo è solo un obbedire, governare è cercare un interesse
condiviso, è capire dove stanno i giacimenti di quei beni che son quelli comuni;
riscoprirli, preservarli e rilanciarli. C’è di mezzo un’altra cosa; l’ambizione,
senza freni, di un ragazzo messo lì per governare, l’ambizione lo fa sordo, non
ascolta; lo fa cieco, giù la testa, avanti tutta; muto no, per carità, strilla
sempre, è inopportuno. Tristi feste sono queste, luci spente quelle sera del
ventotto, la città va al suo suicidio per volontà del suo governo; li vedremo alzar
le mani e abbassar gli occhi per votare dietro un comando, senza manco avere letto,
li vedremo silenziosi come sempre, più di sempre, delegata ogni incombenza a
quel tale messo lì, quello “di tutti” che, alla fine, è solo d’uno. Qualche
cosa poi va detta sulla corte di gran tecnici, mandarini e grandi esperti che,
riuniti intorno al tavolo di una stanza d’obitorio, han redatto quel referto cui
risulta il malato, ormai già morto, esser vivo ed in gran forma. Il referto ve
lo scampo, son parole messe lì per fare fumo e dire nulla, un ossequio programmato
dato al Principe di turno. Che tristezza !
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