
Di questi giorni dunque si conclude una prima
serie di insuccessi giudiziari da parte di Canio e la sua corte. Insuccessi
d'ordine e grado pur diversi, che siano civili, piuttosto che amministrativi;
che siano di primo grado oppure già di grado anche secondo. Comunque sia, un
esito assai infausto che, per intanto, il popolo elettore paga e tace. C'è poi,
come dicemmo, la sorte ancor sospesa dell'attività di Canio nella sua veste di
grande accusatore per i delitti di lesa sua maestà. Qui si consuma la sua materia
preferita, quella per la quale par che vada matto e che non attenda altro che
gli venga un'utile occasione per cimentarsi nella pratica forense di scriver
querele a destra e manca. Che sia poi bravo o meno bravo, quanto alle pratiche
tentate durante il corso dell'ultimo mandato, ancora nulla, di concreto, è dato
a noi sapere. Comunque è un fatto che ci prova; è una pulsione contro cui sino a oggi
par non sia riuscito a rintracciare un farmaco efficacie. Sta in crisi di
astinenza un po' di tempo, ma poi deve dar libero sfogo alla passione. Si deve
però dire che, a parte il nostro modo dello scrivere che tutto sembra
metterla sul ridere, c'è una questione un poco anche più seria che la poniamo
in questi giorni in cui siamo impegnati a scrivere le nostre memorie difensive
avverso le accuse prodotte dal Sovrano e dai sodali. Orbene, occorre pure dire
che quella pensata in testa da sto Canio è roba che sa tanto di regime e poco
assai di un qualche democratico governo. Insomma Canio vorrebbe che fosse messo insieme
un processo quasi politico, ciò vale a dire non perché siano colpiti i fatti e i
misfatti (inesistenti) motivati, come recita anche il codice penale, da finalità
di parte, cioè a lui avversa; no, no, lui vuole proprio che abbia il processo
ad essere politico, ossia che sia quello lo strumento o l'arma preferita con
cui colpire e basta. Insomma che dove lui non riesce, lo faccia la "giustizia"
, mettendo su qualche processo per fatti, penalmente, inesistenti da lui tutti
inventati, ma che serva per dare una lezione e far tacer, per sempre o per un
lungo periodo, gli avversari. Questo è dunque il democratico nostro primo
cittadino che dopo averne fatte oltre che Bertoldo, trova il tempo e il piacere,
tutto suo naturalmente, di disturbare la giustizia per fatti irrilevanti di, esclusiva, lesa sua maestà che,
invece, vorrebbe trasformarli in atti di accusa in un processo bizzarro e
surreale. Speriamo allor soltanto che vada a finire come nelle recenti vicende giudiziarie,
dove chiamato in causa per la tutela del Palazzo, se visto, l'uno in serie all'altro,
infilar solo insuccessi pagati a caro prezzo.
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