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giovedì 23 giugno 2016

WANTED




A leggere un po' qua e leggere un po' lá, i tre imputati del delitto di lesa sua maestá sarebbero confessi, o meglio rei confessi. Diverse stan le cose; per ora nessuno ha confessato, nessuno ha risarcito, nessuno é condannato. Di essere dei confessi, o meglio rei confessi a Canio piacerebbe; lui pure gradirebbe che sui muri della Perla scrivessimo le scuse piú sentite, confessando misfatti mai commessi e delitti immaginari, prostrandoci a suoi piedi, chiedendo la clemenza e il suo perdono. Vi pare che tre ceffi, avvezzi ad ogni prova, cresciuti sulla strada, trascorsi giá in galera buona parte della vita, si prestino per un nulla a confessare ? Non sembra sia credibile la storia raccontata dalla Stampa, ripresa a piene mani dal Gemelli e divulgata al popolo elettore. La fame di giustizia, un po' giustizialista, sta volta, deve attendere. La fine della storia non è che sia giá scritta; occorre un po' di tempo, occorre un po' pensarci e quel che sembra certo è che non pare che i tre ceffi sia disposti comuque a confessare, a farsi tirar fuori un' estorsione per chiedere la grazia al sire spodestato. La fine della storia comunque non è scritta; per essere umiliati e messi in una gogna, è meglio che un giudice togato allora si pronunci e dica se sia vero o non sia per nulla vero che tal Canio venne diffamato. Per ora siamo, soltanto, presunti noi innocenti e questa presunzione è meglio non sia persa scrivendo sui dei muri che siamo dei pentiti, colpevoli e indecenti. Da qui comunque al cinque del mese dell'ottobre, la data già fissata dal giudice togato, c'è tempo per accordi un poco più decenti, che gente anche per bene, per fama che noi abbiamo, ci sappiano anche fare.

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