
Il titolo per oggi è uno di quelli che hanno un senso un po’
qualunque, cioè a dire che evocano quel vecchio moto qualunquista di chi ha fastidio
per lo Stato e tutto quel che insieme ne consegue. La questione però è un’altra,
perché il nostro Premier la semplificazione
l’aveva immaginata per davvero quando il 14 di maggio portò in Consiglio
e un po’ a sorpresa, ma mica tanto, quel pezzo di variante preso, a caso,
dall’insieme, col dichiarato scopo di dargli una spintina, di accompagnarlo,
insomma, mano nella mano, sino al suo traguardo. Lo scopo dichiarato è stato,
come noto, fortemente contrastato e ha suscitato l’ira poi di Canio. Ora non
sappiamo se l’ira si è placata, se invece, magari, è anche cresciuta o se,
ipotesi più vera è poi costante, quella
normale. Quel che sappiano è che quel percorso “accelerato” è subito iniziato,
ma che si è anche subito fermato. Come chi segue le pagine del blog ricorderà,
nel prossimo Consiglio riparte, un’altra volta, quel percorso che doveva
andare, come ho detto, accelerato. Vuoi perché han perso un pezzo per la
strada, e capita, si sa, a superar il limite di velocità; vuoi perché non
sempre si mette tutta la dovuta anche attenzione quando la fretta preme e il
tempo è poco; comunque sia si torna e si riapprova ancora il tutto, un’altra
volta, un po’ rettificato, un po’ corretto e un po’ anche integrato. La prima
tappa quindi è da rifare, come non detto, falsa partenza dunque, il primo
esperimento della variante, quella al singolare, quella semplificata e accelerata, è andato un poco storto, si è
complesso; eccola qui che torna la causa,
eterna, poi di tutti quanti i grandi guai, quella che è motivo della crisi,
quella che affligge il governo degli eletti, quella che non lascia fare senza
mai prima disfare, quella di quel potere vero e occulto che fa fallire tutti poi
gli eletti. Ma intanto ci riprova: Dai Canio vai, forza che forse ce la fai.
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