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lunedì 21 maggio 2012

I SUPERCONSIGLIERI



Per carità, succede un po’ dovunque, ma come ovunque magari la gente, il popolo elettore non lo sa o comunque non lo crede. Passata che è la serata inaugurale, le presenze di pubblico vanno in calo, anzi, vanno a picco e, da lì a poco, le sedie stanno vuote o, quasi sempre, tutte vuote. Rimangono soltanto i consiglieri a discutere, questo si crede, degli affari che loro sono affidati, questo si crede per l’appunto che quei signori passino il tempo in discussioni e che, alla fine, si facciano loro una ragione e diano un voto, magari un po’ anche pensato. Ben altra è la realtà; essa è ben più triste e più senza speranza, perché la grande maggioranza che siede in quei consigli e, certamente, anche nel nostro di consiglio, non discute, forse manco è informata quanto basta, qualcuno si siede per dormire, qualcun’ altro, anzi, si annoia, quell’altro si distrae, questo è già scocciato prima ancora di iniziare, qualcuno arriva dopo e va via prima e  quanto poi a prender la parola, per dir come la pensano, manco ci provano. Fa tutto o quasi tutto, nel nostro gran Consiglio, quel caro Presidente, tal Di Milia detto Canio che apre ed anche chiude, illustra, replica e magari controreplica ed, alla fine, ordina il voto ai suoi  fedeli. Così è successo anche due volte giusto fa, quando su una mozione del solito Piervalle, Canio Di Milia e il Vice delegato, tal Bottini detto il Giuseppe, vanno in totale confusione e, dopo aver con tenacia ed anche con vigore, sbattuto il naso contro l’evidenza, taglian corto, chiudono i battenti con l’ordine di Canio dato ai suoi di bocciare la mozione. Fu con un sol scatto, quasi schizzati sull’attenti che ubbidirono i fedeli e così, la mozione fu sepolta. Morale: passano da lì un poco anche di giorni, poi quel tal, detto Giuseppe, vede Piervalle e gli si scusa per quella scena capitata nel Consiglio: “ Scusa, scusa, avevi proprio tu ragione, ci siamo soltanto anche sbagliati, ora saremo noi a dovervi rimediare portando un’altra volta la mozione nel Consiglio”. Rivedremo quindi, fra non molto, l’argomento andar dentro il Consiglio, ma la questione poi, di fondo, non è questa, ma di quei loro sudditi fedeli che alzarono le mani senza capire proprio niente, ma solo per  obbedire all’ordine, sbagliato, venuto, come sempre, dal banco del capo di Governo: quel tal Di Milia detto anche il Canio.


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