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giovedì 11 ottobre 2012

IL PECCATO


Ieri vi abbiamo parlato della grande confessione fatta da Canio,  a porte chiuse, dentro quell'aula senza  testimoni e senza spettatori. Che fosse anche pentito questa è un' altra cosa; la contrizione si traduce, secondo la dottrina,  nel proposito di non commeterne mai più, ma come abbiam detto, Canio è ricascato subito nel vizio, ripetendo quel peccato che ora a noi impedisce di dargli anche il perdono. La prima volta era caduto per errore, lo aveva consigliato, per il vero, un vecchio saggio cui aveva delegato la materia e a cui  aveva riposto la fiducia. A esaminare dunque bene quel peccato si trovano scusanti e attenuanti, imperizie e imprevidenze che, nel caso si fosse poi pentito, lo avremmo certo assolto e perdonato. Invece lui ricasca un'altra volta e, questa volta, il vecchio saggio si è eclissato, o meglio, forse è anche scappato, così non c'è l'attenuante, non c'è più neppure la scusante. Decide tutto lui da solo e come recita quel detto: errore umano est, perseverare è anche diabolico. Recitando la sua di confessione Canio ammise di avere chiuso tutto in un armadio, non perchè ne temesse la fuga o la rapina, ma per un'esigenza più che giusta: studiar le carte bene fino in fondo, consultar i testi scritti del diritto, analizzar per bene quanto osservato sul tema della città nel suo futuro; insomma, quasi quasi, sembrava voler dire di aprire un' accademia del pensiero e radunarci le menti intraprendenti. Poi si scorda, Zanetta lo richiama, Lui si scuote dal pensiero, quello astratto, ricorda di essere ancora il condottiero, risalta su a cavallo e via, ordina una carica. Qui consuma il suo secondo di peccato, anche mortale, certo quello che, forse, c'è anche nel codice penale. Se i temi infatti sollevati da quelle menti astratte che lo turbano in Consiglio sono veri che ci deve pensar su per qualche anno, sfilare lo Zanetta da quel pacco, così sottratto, soltanto lui Zanetta, dal risultato poi finale della valutazione attenta cui Canio, ci dice, che è impegnato, questo sol fatto, lo capisce anche un bambino, è un privilegio già accordato. Ecco il peccato dunque si è formato ed ecco il peccatore intento a consumarlo e accordare il perdono in corso d'opera il codice canonico, per ora, ce lo esclude.                          

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