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venerdì 16 maggio 2014

ALTERNANZE AL GOVERNO


Se quanto scritto ieri su come importi poco a Canio e al suo governo di fare un buon bilancio, altrettanto e forse anche di più, riguarda i documenti che ne fanno il corollario. Se c'è una cosa in cui questo governo è stato bravo, è stata quella, non solo di fare poche carte, ma di cambiare, spesso, anche le carte. Non voglio dilungarmi in cose già discusse, ma se c'è pure una cosa che qualifica un governo è quella di fondare un buon programma e poi di fare quanto sia possibile, ma anche un po' impossibile perché quel suo programma si concreti in cose, azioni e nelle sue realizzazioni. Orbene, a prendere quella specie di programma che, redatto che sembra da far anche vergogna, l'inizio di ogni anno Canio ci porta in gran Consiglio e lo ratifica col voto, ebbene quello straccio che sarebbe un po' il disegno programmatico di tre anni di governo sul tema che interessa le opere e le spese, di anno in anno, ma anche spesso durante tutto l'anno, vien rifatto, cambiato, ribaltato e rinviato, tanto che nullo diventa lo scopo per cui è fatto. Insomma a metterli in po' in fila, anno dopo anno, questi programmi diventano lo specchio più fedele di quanto sia stato incerto il passo, lento il movimento e corto lo sguardo della compagine al governo. Il "patto interno", certo, sta storia del "patto" che, ormai, sta pure dimostrato che sono stati bravi ad andarselo a cercare con tre anni di anticipo sui tempi, è sempre un po' la scusa che salta fuori ogni momento per giustificare il fallimento. Ma proprio perché ci stava e ci sta il " patto " sarebbe occorso tenere un poco il piede fermo; curare molto meglio la forma e i contenuti dei programmi; cercar in ogni dove le alternative al vincolo di patto e ciò, con evidenza, non è mai stato fatto. Tanta incertezza e titubanza però non è soltanto la figlia della loro imprevidenza, o della loro inesperienza. C'è forse anche un'altra verità, mai confessata; che dietro tanta apparenza d'insipienza vi sia sempre un disaccordo assai latente che costringe loro a compromessi, a rivedere i patti, a cancellare intese; insomma i soliti pasticci di un governo molto stanco che, forse, sta insieme più per apparenza, ma che dimostra nei fatti la sostanza, cioè, più o meno, il niente o quasi nulla.     

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