Ebbene ci risiamo, ritorna un tormentone non appena c'è un cenno in vista di chiusura. Sta volta chi inizia sta al Governo, sì insomma l'Ufficio del Governo che occupa la Villa nei giardini. Si chiude presto o tardi è la notizia e che qualcosa fosse in vista la nomina mancata di un Prefetto lo avvisava. Se chiude quella sede si chiude anche dell'altro; questura e alti comandi faranno le valigie, con tanti bei risparmi conseguenti. Che nel mondo è in corso un cambiamento non certo stupirebbe, ma si sa che quando tocca qua si alzano difese e barricate credendo che il mondo sia soltanto e sempre tutto qua. L'Italia è stata fatta due secoli passati, pensare di tenerla con timbri e pergamene, con messi e ceralacche nell'era digitale ci sembra imbarazzante, tutto qua. Comunque la lotta par che ora sia ormai iniziata avverso sto decreto di chiudere, o meglio trasferire, i timbri, le carte, l'inchiostro e i calamai. Vedremo come andrà da qui a quando chiuderà, io penso inventeranno una qualche soluzione di ripiego. Comunque, lo si nota, che non tanto rileva la protesta di quando si chiude qualche cosa, ma che mai si alzò qualche protesta quando la decision fu quella opposta. Che mettere comandi e mandarini fosse soltanto una gran spesa non era poi difficile andare a indovinare e oggi che la borsa è un poco stretta, capire che qualcuno dovrà pure cominciare, non mi par poi tanto strano a decifrare. Comunque, se da un lato si annuncia questo taglio, dall'altro si annuncia un salvataggio. La solita Provincia derelitta, svantaggiata, di montagna, di confine e non so cosa, si salva, per ora, aggrappata all'Ente superiore che pure lui sta in grave affanno. Le vengono lanciati 3 milioni di euro in salvataggio; pareggia con sti soldi il bilancio di quest'anno, rinvia ad altra data il giorno del decesso e così spera. Il quadro complessivo è dunque assai gioioso, direi quasi gaudioso, nessuno che chieda a chi spetti la colpa, ma tutti rivendicano qualcosa, si attaccano al letto dei defunti, ne chiedono le spoglie, dimenticano che in vita si fecero mantener sino al collasso.
Questo blog vuole essere una voce un poco fuori dal coro, sia per i contenuti che per il modo di raccontarli, libera e non condizionata proprio da nessuno, se non dal suo stesso autore. Non cercate però soltanto cronache locali, non ne troverete molte, ma note e commenti, mai troppo seri, per lo più intorno al Palazzo, luogo in cui non abbiamo più nessun particolare accesso, ma cercando, ugualmente, di tenere il fiato sul collo all' inquilino di turno perchè eviti guai. Buona lettura.
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venerdì 25 settembre 2015
ESEQUIE
Ebbene ci risiamo, ritorna un tormentone non appena c'è un cenno in vista di chiusura. Sta volta chi inizia sta al Governo, sì insomma l'Ufficio del Governo che occupa la Villa nei giardini. Si chiude presto o tardi è la notizia e che qualcosa fosse in vista la nomina mancata di un Prefetto lo avvisava. Se chiude quella sede si chiude anche dell'altro; questura e alti comandi faranno le valigie, con tanti bei risparmi conseguenti. Che nel mondo è in corso un cambiamento non certo stupirebbe, ma si sa che quando tocca qua si alzano difese e barricate credendo che il mondo sia soltanto e sempre tutto qua. L'Italia è stata fatta due secoli passati, pensare di tenerla con timbri e pergamene, con messi e ceralacche nell'era digitale ci sembra imbarazzante, tutto qua. Comunque la lotta par che ora sia ormai iniziata avverso sto decreto di chiudere, o meglio trasferire, i timbri, le carte, l'inchiostro e i calamai. Vedremo come andrà da qui a quando chiuderà, io penso inventeranno una qualche soluzione di ripiego. Comunque, lo si nota, che non tanto rileva la protesta di quando si chiude qualche cosa, ma che mai si alzò qualche protesta quando la decision fu quella opposta. Che mettere comandi e mandarini fosse soltanto una gran spesa non era poi difficile andare a indovinare e oggi che la borsa è un poco stretta, capire che qualcuno dovrà pure cominciare, non mi par poi tanto strano a decifrare. Comunque, se da un lato si annuncia questo taglio, dall'altro si annuncia un salvataggio. La solita Provincia derelitta, svantaggiata, di montagna, di confine e non so cosa, si salva, per ora, aggrappata all'Ente superiore che pure lui sta in grave affanno. Le vengono lanciati 3 milioni di euro in salvataggio; pareggia con sti soldi il bilancio di quest'anno, rinvia ad altra data il giorno del decesso e così spera. Il quadro complessivo è dunque assai gioioso, direi quasi gaudioso, nessuno che chieda a chi spetti la colpa, ma tutti rivendicano qualcosa, si attaccano al letto dei defunti, ne chiedono le spoglie, dimenticano che in vita si fecero mantener sino al collasso.
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