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lunedì 9 dicembre 2013

SLALOM


Mentre eravamo intenti intorno al porto, in vetta succedeva un altro caso, ma poiché siamo ininfluenti un po' su tutto, non ci è parso distrarci per quest' altro  cui, invece, ora  pensiamo. Dunque, se proprio vogliamo per Canio cercare una scusante è che quella legge fa un poco schifo, tanto che più si legge e meno si capisce. La legge è la 2/2009 quella con cui l'Ente Regione aveva, a modo suo, risolto il problema delle piste e degli impianti per lo sci, ma che, come sappiamo, in cima al monte chiamato Mottarone è diventata ragione di una lite di cui non c'è ancor manco la sua fine. Fatte però un poco queste scuse, quanto al resto non pare che ci siamo. Proprio perché la legge non è proprio un modello di chiarezza e di certezza, forse, occorreva procedere con calma. In fondo era ancora la data del 30 di novembre dell'anno ultimo passato e Canio portava in Consiglio tre rinnovi. Erano quelli di sciovie che portano su in vetta; interrogato sull'esistenza dei titoli a occupare le terre con gli impianti, assicurava che tutto era ormai fatto e perciò a posto. Cos'è successo dopo lo sappiamo e quindi che fosse tutto a posto dubitiamo. Comunque si, non lo smentiamo, in data 17 del precedente aprile le servitù coatte furono firmate, ma quando l'une andarono dai giudici del Tar furon stracciate e quando l'altre furono portate da un giudice civile manco, forse, furono guardate. Che tutto stesse a posto dunque anche a Canio dovette apparirgli, a venir  da un poco in qua, pure un poco strano, ma lui, arrivato ormai a quel punto, raccontava che erano faccende soltanto tra privati e che lui manco c'entrava. Le cose poi sono ormai note; uscito che fu fuori dal tempo, poiché non erano faccende soltanto tra privati, Canio ha tentato di rimediar come poteva, facendo una gran corsa per approvar atti e notificar carte ed ora aspetta e certamente spera. Probabilmente la cosa che adesso ha combinato riuscirà a fargli passare la nottata, ma poi sarà tutto da capo. Io qua lo dico con tanto di beneficio d'inventario; comunque  non credo affatto che se questi ultimi atti andranno, come pare, ancora al vaglio, poi più di tanto dureranno. Intanto la legge, al terzo comma di sto articolo 14,  dice che, nel caso di piste già esistenti,  la servitù può essere imposta, ove non altrimenti già costituita. Questo, per me, vuol dire che se già c'era un contratto vigente e operante, quello era e quello valeva e rimaneva. Non son tutto informato, ma se così fosse non mi par che ci fosse la condizion per chiedere l'imposizione della servitù pure coatta. Servitù che poi, si badi bene, in questo comma sarebbe riferita soltanto a piste e non a impianti. Invece Canio è andato giù di brutto e ha messo sotto servitù non solo l'esistente, ma anche quello inesistente: 50 ettari di terre contro soltanto appena 7 necessari e qui non lo capiamo, tanto che ora ha retrocesso ed  è tornato, appunto, a solo sette. Cinquanta  ettari di terre e manco un soldo messo negli atti in indennizzo tanto che a me parrebbero quegli atti tutti inficiati perché senza la copertura di un quattrino. Ma poi chi paga o chi deve pagare tutto questo? Io mi consento di dire che l'indennizzo ha da esser pagato proprio dagli impianti, insomma da quelli che hanno piantato su tutto sto caos per non pagare il canone dovuto.  Aggiungo che neppure credo che la servitù coatta debba essere posta, in ogni caso, all'infinito, ma solo per la durata di vita degli impianti e che questo diritto andrebbe messo in capo sempre a quegli degli impianti, facendo  il Comune, soltanto,  il passa carte. Comunque sono opinioni e poi c'è quel  comma primo di quell'articolo 40 e nove, che a me pare proprio essere un mistero.                             
 

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