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mercoledì 11 dicembre 2013

UNA LEZIONE PER CANIO


Il titolo del post che oggi pubblichiamo, fa un poco il punto sulla questione: " Il Mottarone". Sgombrando il campo a un po' di propaganda, alle notizie varie, vere o false che pure loro sono state messe in campo; agli annunci e alle interviste, fors'anche loro intempestive, quel che è soltanto certo è che le piste, oggi giorno 12 del mese pure 12,  son chiuse. Uno si chiede allora dove sta torto e dove sta ragione; a chi bisogna prestar fede e a chi meglio di no. A prima vista la cosa che è successa è anche pure lei quasi incredibile.  Il 17 aprile non certo di quest'anno, ma di quello già passato, per ordine di Canio venne firmato un atto con cui, senza avere manco da pagare un euro, mezza montagna, quella di proprietà di un nobile casato, venne asservita per piste, impianti e a quanto più serviva per sciare. Qualcuno ora dirà che pure il Consiglio l'aveva anche ordinato; nient'affatto. Quell'atto fatto dal Consiglio, della montagna ne avrebbe asservito, si è no circa un solo settimo di quanto è stato fatto e tanto è così vero che quell'atto, non poco scriteriato, è stato da Canio ora tagliato. Perché poi venne commesso un errore che sa del clamoroso, pur ci abbiam provato a chiederglielo a sto Canio, ma come previsto non ne abbiamo avuto risultato. Comunque sta cosa che è successa è certo fuor dal mondo, ma in fin dei conti non è la causa del blocco di oggi delle piste. Tutti lo sanno, le piste stanno chiuse perché, chi le occupava è stato oggetto di uno sfratto esecutivo; però la domanda vien anche lei quasi spontanea: se Canio aveva fatto decretare il 17 aprile 2012 l'asservimento coatto delle terre come poteva il giudice civile estromettere dopo, per richiesta di chi non più ne aveva titolo, chi gratis le occupava ? Canio dimenticò, o meglio credette non fosse necessario, di far lui l'esecuzione dell'esproprio. Non era sufficiente infatti decretar l'asservimento, bisognava immettere il Comune, o meglio forse gli altri, gli occupanti, nel possesso delle terre oggetto di contesa. Poiché non venne fatto, il nobile casato  ebbe buon gioco ad ottenere che gli occupanti, a ufo e senza titolo, venissero scacciati. Poiché, aggiungiamo, un giudicato intanto c'era stato che, pur ancor non riguardando la contesa tra il nobile casato e il nostro Alcade, riguardava però un caso fotocopia dove Canio ne era già uscito da sconfitto, ecco che allora, messo ormai alle strette, con la stagione delle neve, sta volta, già arrivata, l'Alcade tenta una manovra disperata. Rimette mano dunque a quelle carte assai mal fatte; impara la lezione che un TAR, frattanto, gli aveva già impartito e  rimedia d'un sol botto a tutta una serie di notifiche di cui s'era scordato, poi offre una sorta di indennizzo di cui pur s'era scordato, spedisce il tutto e aspetta la risposta. Gli arriva la risposta che porta la firma del casato; la missiva contesta a Canio di avergli sottratto, a ufo, un gran pezzo di montagna in più di quanto era dovuto, di offrire, quanto ad indennizzo, una miseria, di non averlo interpellato a tempo debito e di farlo soltanto a tempo ormai scaduto. Quanto alla necessità poi di ricorrere alla servitù coatta non vede né il motivo, né l'urgenza perché, mica lo dice, ma pur lo si capisce, basta che taluno paghi il canone e tutto si risolve. Letta la missiva, Canio si accorge, finalmente, di essere un poco anche sbadato e di avere espropriato una montagna che nulla c'entrava con le piste e con gli impianti. Taglia perciò il decreto, riduce drasticamente l'espropriazione decretata che da 50 di ettari passa a solo sette, ma per il resto è disperato e allora insiste e ordina di notificar di nuovo sto decreto. A legger le ultime notizie, ora sto decreto sarebbe ritornato munito di "relata" di notifica avvenuta e adesso, con procedura di somma urgenza Canio si appresta a occupar le terre che son  la ragion della contesa. Quando sarà fissato il giorno della conquista prossima imminente questo poi vedremo, così sapremo se Canio avrà salvato, o rovinato, la stagione. Quanto al casato invece dovrà, in prima battuta, ottemperar agli ordini di Canio, ma poi visto quel tal pasticcio di firme e carte che l'Alcade ha combinato, non gli sarà difficile ritornar in possesso del dominio per ordine di un giudice e in nome del popolo sovrano.   

 

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