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lunedì 18 marzo 2013

LA FESTA E' FINITA


 
Così è finita la due giorni della festa, fatti i saluti, partiti gli invitati, si sparecchia. Centocinquanta gli anni della storia, ma come il Duomo non sembra mai che sia finito. Ci han fatto il primo pezzo, quindi  un secondo, ancora un terzo quando è salita la sua altezza e poi un ritocco; comunque niente male, diamo atto, e così sembrava che il lavor fosse, da tempo, ormai finito. Che fosse niente male lo disse anche lo Stato che nel lontano 24 ci mise le sue mani per conservare quello che era il suo parco; più di recente ci è tornato sempre questo Stato che, ormai nel millennio in cui noi  siamo, volle completare la tutela e, senza che alcun dicesse niente,  estese la tutela al  fabbricato, così facendo più che dimezzar l’imposta ora dovuta; ultima di serie arriva la Zarina che nel 2000 zero e nove, senza che sempre nessuno facesse poi obiezione, sopra quel vincolo datato 24, ci mise il suo sigillo, così dicendo basta, l’opera è finita e terminata, d’ora in poi  nulla si tocca, o sono guai. Ma la Zarina lo sapeva che c’era il compleanno e che rischiava con quel suo “niet” di rovinar anche sta festa ? La proprietà, invece, lo sapeva che a rovinar la festa ci aveva pensato sta Zarina ?  Alle domande che qui son poste è inutile cercare una risposta, non le troviamo, lasciamo quindi stare, ma  quel che, invece, ormai è certo, il Palazzo è, sempre, quello incerto. Comunque intanto il tempo si incammina, il compleanno si avvicina, prendono sto artista dal nome d’altri tempi, ci fanno il progetto del portone coi putti,  gli angioletti, le ghirlande, le colonne, gli archi, i  pilastri e gli dei pagani, il tutto fuori scala, in un miscuglio di stili vari e variopinti, ci fanno poi  l’ordine alla Cina e quando arriva lo mettono un po’ insieme ed è finita. In mezzo a tanta gente, nella due giorni in festa, la proprietà ha ora parlato, facendo un cenno alla novità del suo portone. Scusate ha detto, ai più forse non piace, ma siamo  a casa nostra e allor, scusate ancora, ma noi facciam quel che a noi piace. Su questo: che fanno quel che a loro piace non ci piove; grazie comunque del pranzo che ottimo è dire, forse, anche un po’ poco, quanto a commentar invece la prolusione del padrone, oggi non vogliamo rovinargli la sua festa.

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